Quanta notte per la donna è desiderio

Menù à la carte è il titolo del primo libro di poesie di Loredana Lorusso. Mi aveva colpito subito il dato sociologico, cioè che una donna giovane, meridionale, parlasse in maniera aperta, sincera, appassionata, di erotismo, del suo desiderio, mettesse in scena esplicitamente le zone riposte della mente e vi facesse lampeggiare il corpo, il suo corpo. Mi sembra opportuno sottolineare che ci muoviamo in un contesto urbano socialmente e culturalmente privilegiato: Loredana è biologa nonché ricercatrice in neuroscienze, in una situazione di fervore culturale e di curiosità intellettuale accentuata, quindi un passo deciso verso la parità di genere, ma si tratta di avanguardia, quell’avanguardia il cui coraggio spalanca nuove strade e consolida nuove sensibilità. Agli uomini infatti è concesso di parlare pubblicamente di erotismo, di sesso, di conquiste, conquiste che rappresentano medaglie, mentre per la donna la strada da percorrere è ancora lunga.
Con Io dormo nuda il perimetro della ricerca poetica è il medesimo, anche qui il desiderio, il corpo, la passione occupano la scena per intero. A squarci, a bagliori, in maniera esplicita ma intermittente, l’intermittenza è data dai dettagli, ogni poesia illumina un aspetto, sempre un aspetto cruciale ai fini dell’erotismo, ma sempre un fotogramma alla volta: Desiderio, Briciole, Un filo di barba, Collo, Coperta, sono alcuni titoli presi a casaccio scorrendo le pagine, in ogni testo un disvelamento, ogni verso illumina un dettaglio.
Nel libro Il piacere del Testo Roland Barthes scrive: “La parte più erotica di un corpo non è forse dove l’abito si dischiude? È l’intermittenza, come ha ben detto la psicanalisi, che è erotica: quella della pelle che luccica tra due capi (la maglia e i pantaloni), fra due bordi (la camicia semiaperta, il guanto e la manica); è proprio questo scintillio a sedurre, o anche: la messinscena di un’apparizione-sparizione”.
La seduzione viene suggerita fin dai titoli delle raccolte: Menù à la carte rendeva esplicita l’offerta, un verso dichiarava: quale lato di me vuoi possedere? Anche Io dormo nuda possiede una valenza seduttiva molto forte. Scrive Georges Bataille nel suo saggio sull’erotismo: “La nudità è la negazione della condizione dell’essere chiuso in sé, la nudità è uno stato di comunicazione, che rivela la ricerca di una possibile totalità dell’essere”. Dunque un messaggio forte e chiaro. Anche la poesia procede per bagliori, per lampi, per incantamenti e improvvise rivelazioni: “nel verde di locusta / degli occhi hai il genio estatico di un gatto”. La ricerca della totalità, della fusione non solo con il corpo e la mente dell’amato, ma con tutto ciò che esiste e vive, balena nei versi: “Io sono oltre / sento persino come soffre un fiore”. Gli esseri umani sono tutti diversi, tra noi e gli altri esiste un abisso e questo abisso è vissuto come l’oscurità, come la morte; tutto ciò che va nella direzione di superare l’abisso è erotismo, l’erotismo è un tentativo, una ricerca della continuità tra gli esseri, ciò che li unisce è la possibilità di sostituire all’isolamento dell’individuo un sentimento di continuità.
Questo concetto è alla base della ricerca creativa di Loredana, e costituisce l’atmosfera palpabile lungo tutta la raccolta, e uno dei primi testi, dal titolo Cielo, ne evidenzia le caratteristiche essenziali:

Dimmi poi se non è vero
che ci incolla questo cielo
che ci tiene uniti insieme
Se ti sento se ti vivo
se ti godo nel respiro
se ti tocco all’orizzonte
e se in me ti riconosco
senza ombre e senza velo
tu lo sai
lo devo al cielo.

La tensione a superare la discontinuità, a cercare sempre nuovi elementi di contatto attraversa l’intera raccolta e si alimenta della fiducia nei confronti della poesia, un testo inizia così: – potessi far poesia solo col corpo –, e come degna chiusura proclama: “L’umido godimento di un orgasmo / sarebbe della silloge la chiusa / l’ultimo verso degno di una musa”.
Fiducia puntellata dalla potenza delle parole, se, dice l’autrice, fanno le mie parole con te spesso l’amore, ruotano attorno a te, spingono avanti e dietro,

Ti succhiano qui e là
Ti leccano pian piano
Con solo un movimento
di lingua all’insaputa
Ti portano a godere
Fino a lasciarmi muta.

Il filosofo Giorgio Agamben ha offerto una definizione molto incisiva della scrittura: “Scrivere significa contemplare la lingua e chi non vede e ama la sua lingua, chi non sa compitarne la tenue elegia né percepirne l’inno sommesso, non è uno scrittore”.
Qui il tipo di lessico lascia trasparire uno spessore culturale di rilievo, la padronanza di strumenti linguistici aderenti ai territori della poesia ma che sconfinano in campi di provenienza diversa, l’autrice è biologa e ricercatrice in neuroscienze, e, come nel libro precedente, utilizza termini di ambito scientifico, incasellati sapientemente nei versi. Quindi ci troviamo di fronte non solo a una contemplazione adeguata della lingua, ma anche ad un sapiente squadernarsi del vocabolario.
Un altro aspetto interessante della poetica di Loredana è la declinazione ludica dell’eros, che si sostanzia a volte in piccoli giochi linguistici del tipo di quelli che prevedeva l’OuLiPo, l’officina di letteratura potenziale, fondata nel 1960 da Queneau e François Le Lionnais, per esempio creare testi composti da termini con la stessa lettera iniziale, così la poesia Tautogramma recita: Tatuami / Tracciami trine turchesi, e prosegue fino alla fine utilizzando solo parole che iniziano con la T, e stesso procedimento è utilizzato più avanti con la lettera A.
Altro intento ispirato al gioco diviene l’utilizzo sensuale di parole, ritmo, atmosfere che alludono all’eros, strizzano l’occhio con malizia ma vertono su temi diversi, come nella poesia Meringa: Paga del suo sapore / Sebbene sembri sesso / È inutile che finga / Ho amato una meringa. Si tratta di digressioni che probabilmente rispondono alla funzione di alleggerire la tensione che circonda le faccende dell’eros, di sdrammatizzare, sminuire le ansie, le angosce, le paure che gravano intorno alla sfera dell’erotismo. Anche nel libro precedente era presente questa modalità di scrittura, questa declinazione ludica della poesia. Qui la novità è che viene dato spazio anche all’aspetto del dramma, all’abbandono, alla fine di un rapporto, come nella poesia Fine di un amore: Mentre io ti ascoltavo morendo / Come ho fatto ad amarti, mi chiedo. / – Scusa vado a fumare qui fuori – / E mi lasci da sola a pensare / E nessuno mi sente lì urlare.
Altra caratteristica della poetica di Loredana: le poesie sembrano nascere da quella che Roland Barthes definisce scrittura ad alta voce, una dimensione della creatività che si radica nell’oralità, confina col canto, e che viene descritta in questo modo: “Un testo in cui si possa sentire la grana della gola, la patina delle consonanti, la voluttà delle vocali, tutta una stereofonia della carne profonda: l’articolazione del corpo, della lingua, non quella del senso, del linguaggio”.
Io dormo nuda è un avvincente viaggio nei territori dell’eros, restituito in forma di parole.

Paolo Polvani

Peso 0,2 kg
Dimensioni 20,5 × 13,5 × 2 cm
Anno Edizione

Mese Edizione

Luglio

Autore

Collana

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