16,50 €
Autore: Walter Scudero
Editore: Genesi Editrice
Formato: libro
Collana: Le Scommesse
Pagine: 144
Pubblicazione: 2008
ISBN/EAN: 9788874141227
Sogni di ossessioni e di libertà
LETTERA DELL’EDITORE
Caro Walter Scudero,
i suoi resoconti di viaggio sono una rara occasione per evadere dalla quotidianità e nel contempo per ampliare e per approfondire la conoscenza del mondo. Lei ha il dono di semplificare ciò che è complicato e di svelare la complessità di ciò che ci sembra a prima vista del tutto insignificante. Così chi viaggia in sua compagnia – più esattamente dovrei dire in vostra compagnia, cioè della coppia felice di Walter e Mariantonietta, marito e moglie, coniugi giramondo – impara a conoscere prospettive nuove da cui osservare località già note ovvero a sentirsi come a casa sua in località che non ha mai visto. Talvolta, il viaggio è un’avventura interiore, come accade a chi si trasferisce a Lampedusa, per sprofondarsi in pozzi del mare, che hanno un corrispettivo relativo negli abissi dell’anima. Allora, lei diviene una sorta di maestro fuori cattedra che recita il nosci te ipsum ai suoi lettori e che allude al concetto simbolico di omphalos, la pietra sacra ombelico del mondo, a cui l’oracolo si ispira per distillare il significato arcano della conoscenza del bene e del male. Sull’esempio di Hermann Hesse, lei traccia una linea di continuità tra l’Occidente e l’Oriente e congiunge con facilità i viaggi in India a quelli in Normandia ovvero i paesaggi del Nepal a quelli dell’Irlanda, in modo che, volando a raso fra le pagine, il lettore si rende facilmente conto come tutto il pianeta abbia una matrice creativa comune e tutti gli uomini che lo occupano esprimano un armonico orientamento alla bellezza e alla tragedia. Ma a mio giudizio il piacere più sottile e fecondo che si trae dalla lettura del suo breviario di viaggio è l’osservazione corsiva che lei sempre elabora a margine sulle culture locali, sulle tradizioni, le leggende a memoria d’uomo, i racconti della fantasia popolare, i miti e le epopee delle grandi letterature, quando non addirittura le osservazioni condotte sulle religioni, tratte dai libri sacri che fanno da fondamento alla fede e alla speranza nel futuro nutrita da parte di tutta la composita umanità che lei e sua moglie, insieme, avete esplorato. Proprio in questo vostro riflettere sul nocciolo profondo delle diverse fedi dell’umanità e sul patrimonio delle favole, sugli archivi della memoria, voi avete compiuto il più splendente e solare dei viaggi che sia dato di compiere, cioè il viaggio all’interno della mente dell’uomo, rivolto ad interpretare il significato profondo di essere vivi e presenti, creature in viaggio, dentro la realtà del mondo.
Sandro Gros-Pietro
INTRODUZIONE
Ebbene sì, ci fu un tempo nel mio passato, e non poi tanto remoto, in cui viaggiai moltissimo; anche tre, quattro viaggi all’estero, per anno, e in Italia non di meno. Il motivo è presto detto: il gusto di viaggiare ed il piacere di conoscere il mondo.
Ciò era spesso causa di dissapori con mia moglie – nonostante finisse, poi, sempre per seguirmi anche lei – che si lamentava di non poter essere mai certa, nel riporre le valigie, che di lì a poco, non dovesse rimetterle fuori, pronte per una nuova partenza.
Lo sapevano anche i nostri amici, tant’è che, commentando scherzosamente questo nostro comportamento da accaniti giramondo, non a torto affermavano: “Walter e Mariantonietta tengono i bagagli sempre pronti sotto il letto…”.
Anche a mia moglie, in fondo, piace viaggiare (sebbene non lo ammetterebbe mai; sapete le donne?…), anzi, direi proprio che tra noi due, questa seppur non palesata intesa, abbia sempre rappresentato una ‘complicità’ in più. Così, quando i nostri tre figli erano ancora troppo piccoli (… ma proprio piccoli, intendo…) per viaggiare con noi, li si lasciava con i nonni (e d’altronde erano felici di restare con loro; i nonni, magari, lo erano un po’ meno…), una volta divenuti più grandicelli, invece (… ma di poco, dico…), via ‘in volo’ assieme a noi, tutti e tre o a turno.
A proposito, quando, nel corso della narrazione, farò riferimento a “noi”, ciò sarà da intendersi come: io e mia moglie.
Si facevano davvero i salti mortali per far quadrare le ferie, accumulare i riposi e quant’altro, così com’è facile immaginare considerando che gli impegni di lavoro non erano di poco conto e riuscire ad individuare degli ‘spiragli’ di ‘fuga’ non lo era di meno. Occorreva anche, ovviamente, tenere ben sott’occhio il bilancio di casa al fine di potersi consentire le ‘evasioni’ solo quando fosse possibile concedersele. Tuttavia, quando si vuole, si può.
Poi, ahimè, diradammo i nostri ‘voli’; si sa com’è: i figli fuori all’università, poi tornano a casa per le feste ‘consacrate’ e… tu che fai?… i figli vengono a trovarti e tu parti?!… Certo che no… Anche se, in vero, quando i figli tornano a casa, è proprio allora che li si vede meno, dal momento che – e anche questo si sa com’è… – considerate le loro abitudini nei periodi natalizi e pasquali, quando tu dormi stanno svegli, viceversa quando tu vivi la tua vita sotto il sole, loro dormono profondamente. È così. Cosa possiamo farci? Essere genitori vuol dire anche questo.
Altro motivo plausibile dell’aver diradato i nostri viaggi, potrebbe essere: si invecchia. Beh, no; questo non lo condivido assolutamente e vorrei ricordare, in proposito, un episodio. Sapete quelle signore americane anzianissime che si incontrano nei viaggi? Quelle che girano con i bigodini in testa sotto la cuffia a rete e con le scarpe bianche? Ecco, proprio quelle lì. Bene, una volta, dicevo, rammento che ad una di loro chiesi se non le causasse apprensione sapersi lontana da casa, considerato che… insomma… E lei, senza assolutamente scomporsi, sorridendo anzi, mi rispose che se proprio morire si deve, beh, sarebbe da auspicarsi che ciò avvenisse lungo il corso di un bel viaggio, e piuttosto con negli occhi l’armonia d’un incantevole panorama, anziché nel grigiore quotidiano della propria abitazione. Ecco, tanto per capirci, questa posizione io la condivido assolutamente. Sia beninteso, ho detto di aver ‘diradato’ i miei viaggi, ma, se Dio vuole, non di avervi ‘abiurato’.
E, dunque, viaggiando col gusto di viaggiare e spingendo sempre oltre la curiosità di conoscere (… oltre “quella foce stretta”), sono sempre stato solito portare con me, andandomene in giro per il vasto mondo, non solo fotocamere e videocamere, ma anche, ogni volta, un’agenda in cui annotare, più che i ricordi, le sensazioni o, ancora meglio, le emozioni provate durante i viaggi.
Non ho fatto altro, ora, che rispolverare quelle mie annotate impressioni scritte nel corso degli anni, scegliere tra di esse – davvero moltissime – solo quelle – neppure, poi, tante – che m’è parso destassero ancora in me gli stessi sentimenti d’allora, con la stessa ‘freschezza’ intendo, per proporle, infine, ai miei lettori, assolutamente senza un ordine prefissato né, tanto meno, una connotazione temporale; si tratta, d’altronde, di emozioni e, pertanto, ho ritenuto, non necessariamente da doversi individuare con una datazione, la quale, infatti, non avrebbe per gli altri la stessa importanza che conserva per me.
Né ho adottato come requisito per la scelta dei brani tratti dalla mia agenda, il fatto che una meta di viaggio potesse apparire più ‘importante’ rispetto ad un’altra; come son solito affermare in proposito, e lo penso davvero: per coloro che amano i viaggi è sempre e comunque emozionante muoversi e non importa tanto dove si decida di andare, quanto, piuttosto, sono importanti le impressioni che se ne riportano.
Mi si perdoni la prosa se spesso e tanto cederà il passo alla poesia, ma, quando sogno e mi emoziono, è così che scrivo. Spero di riuscire ad entrare in sintonia con chi mi legge (è sempre questo ciò che di più mi interessa, in fondo) ed in particolar modo con chi ha conosciuto gli stessi luoghi da me visitati e considerati in questo libro.
Walter Scudero
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