Franca Pissinis, vercellese di nascita (Santhià 1950), vive da molti anni nel Tigullio, dove ha continuato e da poco concluso una lunga attività di studio e lavoro nella scuola. Socia del Centro culturale “L’Agave” di Chiavari e dell’ANPAI di Santa Margherita Ligure, appare da qualche anno in antologie di poeti contemporanei ed in riviste di formazione e cultura. Alla fine del 2006 ha esordito con la pubblicazione della raccolta di poesie Incontro al tempo, edizione Libroitaliano World, premio “Selezione poesia 2005” e “Premio S. Giorgio-S. Margherita Ligure 2009”. Nel 2010 ha pubblicato la raccolta Fiore di campo, Genesi Editrice, per la quale ha conseguito un Diploma di merito nell’ambito del “Premio letterario internazionale Santa Margherita Ligure-Franco Delpino”. Per la poesia Amare ancora, inserita nella terza silloge Qualcosa di noi, ha ottenuto il primo premio nel concorso di poesia “Il Giglio-Lord Byron” (Cavi Borgo, 2009).
Nel 2012 pubblica la silloge Qualcosa di noi, Genesi Editrice; nell’ambito del XXXVI Premio Letterario Internazionale “S. Margherita Ligure-Franco Delpino” ha conseguito una Menzione d’onore, ottobre 2013.
La poesia La conchiglia si è classificata al 3º posto nell’ambito del premio internazionale di poesia e narrativa “Giovanni Descalzo”, Sestri Levante, marzo 2013; la poesia Come un profumo amaro ha conseguito il Primo Premio nell’ambito del 13º concorso internazionale poetico musicale “Poeti nella società”, Otranto, settembre 2013.
La conchiglia
L’amore che sognavo? Una conchiglia,
scavata insieme dalla sabbia,
a mani nude.
L’un l’altra poter dire:
“Sei tu l’eco del mare
in fondo alle volute,
son io,
a riconoscere la voce.
Custodiremo
il tesoro che racchiude”.
Così sognavo.
Così ancora m’illude
l’onda insonne e capricciosa
della vita
che
gusci vuoti mi porge,
alla battigia,
e un balenar di madreperla
sul fondale.
Come un profumo amaro
Bastava
una panchina vuota
ben esposta a sera, o il muricciolo
che fioriva, allegro, di tamerici e di verbena.
All’orizzonte, il mare.
M’accoccolavo
all’ultimo tepore,
mezza vestita e mezza no,
pensieri a bada, sciolte le membra,
in confusione il cuore.
Chiudevo gli occhi…
L’ombra dei pini
mi lambiva appena e, volitiva,
come un profumo amaro,
mi richiamava al senso
delle cose.
Tornavo in me, convinta, onda che torna a riva…
Guardavo il sole, calmo, scomparire,
stordendomi al frinir delle cicale
per non sentire il giorno
che fuggiva.
LIBRI DI QUESTO AUTORE
I commenti sono chiusi