Nota dell’Editore

Ad Aprile 2016, oltre cinque anni e mezzo a oggi, usciva il breve saggio di Eros Pessina A Cavour con Giolitti verso l’Europa, che si proponeva sostanzialmente tre fondamentali obiettivi: rievocare la figura politica di Antonio Giolitti come antesignano della futura Unione Europea; rilanciare il progetto dell’Unione Europea come evoluzione dall’attuale confederazione in un unico Stato federale costituente gli Stati Uniti d’Europa; sottolineare l’importanza strategica del ruo­lo politico di avanguardia esercitato dalle spinte di integrazione delle province più innovatrici, tra le quali primeggia quella cuneese.
Il presente saggio, che si chiama A Berlino aspettando una nuova primavera, riprende le tesi sviluppate nel precedente, ma tiene conto del periodo quinquennale di lavori prestati dall’Autore negli organismi europei di Bruxelles e di Berlino, come componente del CEN (Comitato Europeo di Normazione) a sua volta in continuo dialogo collaborativo con le due espressioni nazionali del DIN (Ente Statale Normazione tedesco) e dell’UNI (Ente Italiano di Normazione).
I cinque anni trascorsi da Eros Pessina ad armonizzare le normative nazionali con riferimento ai comuni orientamenti europei sono serviti a rafforzare in lui la convinzione dell’assoluta necessità di creare una Unio­ne Europea sempre più coesa e influente sulla scena del mondo contemporaneo. Similmente i viaggi di lavoro e di missione compiuti in giro per l’Europa hanno sempre più convinto l’Autore del legame di affinità elettive che coniugano in un comune destino e in una identica matrice di civiltà i Paesi Europei: luoghi, paesaggi, abitudini culinarie, monumenti, palazzi e città ricostruiscono nella mente dello scrittore una mappa storica bene precisa, conseguente e organica della Civitas europea, come espressione corale di una straordinaria ricchezza unica sull’intero Pianeta di tante diversità congruenti verso un ideale unitario e collettivo. Appare abbastanza evidente che il pensiero dell’Autore è portato a individuare nella splendida città di Berlino, dal passato imperiale, una funzione di attrazione centripeta tale da conferirle un ruolo di primariato inter pares tra le altre illustri capitali d’Europa. Similmente, si legge fra le righe il fascino per Il vento dell’Est – che non è solo una bella canzone di Ricky Gianco e Franco Battiato – ma è anche una direttrice d’orientamento degli sviluppi europei che ripercorre l’antica strada della gloriosa Mitteleuropa, altresì detta Europa di Mezzo, che altro non è se non la nuova coniugazione di attualità storica dell’antico impero austroungarico, fucina così centrale e prestigiosa di progresso, di civiltà, di fioritura delle arti e del pensiero.
Tuttavia, il pregio maggiore del libro è fornito dal contagioso ottimismo e dalla vivida alacrità che ispira ogni azione e ogni pensiero di Eros Pessina. In mezzo ai tanti profeti di disgrazie e ai tanti scrittori del più nero pessimismo, leggere i progetti di un imprenditore e uomo politico cuneese, animato da un amore irriducibile per la sua terra e tale da fargli concepire un unico arcobaleno che congiunga la foce del Tago con lo stret­to dei Dardanelli è veramente una gioia per la mente e per il nostro cuore di vecchi e irriducibili europeisti.

Sandro Gros-Pietro

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