PREFAZIONE

Vi sono tre filoni fondamentali in questo bel libro di Eros Pessina: la rievocazione della figura umana e del ruolo politico di Antonio Giolitti; il rilancio dell’Unione Europea in una evoluzione politica con il superamento della limitata unità economica e monetaria, per confluire nella creazione degli Stati Uniti Europei, come soggetto politico unico e confederato; la difesa e il consolidamento della democrazia popolare come espressione delle volontà provenienti dalla base e l’importanza delle spinte programmatiche elaborate dalle realtà politiche d’avanguardia di provincia, convergenti a rafforzare e ad autenticare l’unità politica centrale. In verità il libro è scandito in cinque capitoli fondamentali: L’incontro, I giornali, Le televisioni, L’eredità politica di Giolitti, L’Europa che verrà. Tuttavia, i tre argomenti principali, prima individuati, si ripresentano costantemente nella visione unitaria del pensiero di Eros Pessina, fino a rappresentare lo zoccolo duro del suo credo e della sua azione politica.

Se si potesse parlare di piemontesità come di un sistema di valori che coniugano insieme la prudenza con il progresso, l’unità centrale con i valori e le autonomie di periferia, l’impegno politico e sociale con il sentimento di appartenenza a un’unica e indifferenziabile comunità umana, lo sviluppo del senso del dovere come fonte primaria di ogni piacere umanamente corretto e civilmente evoluto, la fatica dello studio con il piacere della conoscenza e della ricerca e della difesa della verità, allora sarebbe corretto dire che Eros Pessina ne è un autentico campione. E lo è non tanto perché è nato a Cuneo, ha sempre vissuto e studiato, fino al perfezionamento della laurea in materie giuridiche, all’interno del Piemonte, conduce l’antica azienda piemontese fondata dagli avi: non solo in questi elementi tecnici e materiali di etnia e di topografia trova fondamento la sua piemontesità. Anzi, si direbbe che questi siano per Pessina degli elementi esterni o superficiali; se si preferisce, sono elementi di facciata, per così dire decorativi, utili a dare una forma distintiva al suo modo e al suo mondo di vivere. Ma c’è in lui un’anima profonda della tradizione piemontese, che attiene alla sostanza delle cose, dei fatti, dei rapporti e delle persone che costituiscono la vita, e che riguarda il sapere praticare la ricerca del nuovo nella valorizzazione delle tradizioni; sapere realizzare la difesa dei patrimoni morali e materiali nell’impegno di accrescimento e di miglioramento delle occasioni; sapere coltivare il rispetto e il riconoscimento delle diversità e delle autonomie del prossimo.

Questo modo di agire ha sempre contraddistinto, nella temperie degli anni, il comportamento caratteriale della classe dirigente piemontese, in particolare modo di quella cosiddetta di provincia, che è l’autentica portatrice dei valori della piemontesità, distinta quasi per sofisma dalla cosiddetta torinesità dei cittadini della capitale, più infranciosati nei loro atteggiamenti cortigianeschi e meno schietti. Il piemontese di provincia è il perfetto rappresentante del “gentil homme de campagne”. In questo campo, oltre che ai propri parenti, rappresentanti prestigiosi e colti della classe dirigente e imprenditoriale cuneese, Eros Pessina ha avuto un maestro di eccezione in Antonio Giolitti.

Benché sia nato e morto a Roma, Antonio Giolitti, come già il nonno Giovanni, fu un campione di quel carattere di civiltà e di impegno politico che hanno contraddistinto la “linea piemontese” all’interno della classe politica italiana: il massimo rispetto per la cosa pubblica, l’incrollabile fede nella democrazia popolare, la capacità di sviluppare dei progetti politici ambiziosi rivolti verso il futuro, con una ricaduta di utilità orientata principalmente a beneficio delle generazioni future. Eros Pessina, nel primo capitolo del libro intitolato L’incontro, parla con devozione ammirativa del suo grande Mentore politico.

Antonio Giolitti riceveva l’Autore nella bella villa avita di Cavour e lo intratteneva in conversazioni che non avevano altro obiettivo che quello di trasmettere il sapere dell’anziano uomo politico al giovane discepolo Eros, il quale solo in quegli anni iniziava a compiere i primi passi del suo percorso di prestigio all’interno del ceto dirigenziale e imprenditoriale cuneese. La figura politica di Antonio Giolitti viene perfettamente messa in luce nei suoi principali aspetti connotativi: la formazione culturale di prestigio e di orientamento giuridico, con l’ottenimento della laurea in giurisprudenza nel 1937, cui fa seguito il sorgere della vocazione politica, con l’iscrizione clandestina nelle liste del PCI, l’arresto nel 1941 con l’accusa di attività eversiva. Il periodo del carcere tra i confinati politici permette a Giolitti di partecipare da vicino alla formulazione e alla condivisione delle ipotesi del futuro assetto politico dell’Europa espresse nel Manifesto di Ventotene, elaborato da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni con Ursula Hirschmann.

Nasce dal Manifesto l’impegno europeista di Giolitti, destinato a divenire in futuro la primaria frontiera politica nonché l’eccellenza della sua eredità ideologica. Eros Pessina riceve intorno agli anni Novanta da Antonio Giolitti il disegno politico della futura Europa ancora oggi da realizzare, come un’unica patria che si estende dal Portogallo alla Russia e dalla Svezia alla Turchia, con l’aggiunta mediorientale di Israele, in una fusione politica dei diversi popoli, governati da un unico parlamento, espressione democratica e popolare del federalismo dei singoli Stati, rappresentati da un unico Presidente.

Questo nuovo soggetto politico acquisirebbe un’importanza e una dimensione di probabile egemonia a livello mondiale, forse ancora più influente e con una maggiore consistenza economica delle grandi potenze attuali, quali gli USA, la Russia, la Cina e l’India. Appare subito chiaro che la realizzazione degli USE (United States of Europe) rappresenta un sogno ben al di là da venire, ma costituisce anche un futuro di garanzia economica e di civiltà pacifica per il mondo intero. La complessità dei problemi da affrontare per unire popoli con lingue e culture diverse, con economie in tensione concorrenziale fra loro, con ideologie religiose in competizione espansionistica configura un’impresa titanica, con un’immensa richiesta di risorse economiche, umane e più di tutto politiche. Senza contare che un simile progetto suscita la diffidenza delle grandi potenze che attualmente spadroneggiano sul mondo intero. E peggio ancora il progetto è visto come fumo negli occhi dai numerosi “Stati e Staterelli carogna”, che diffondono il terrorismo e che si avvalgono di economie predone e piratesche, che possono prosperare solo se nel Pianeta trionfa il caos politico internazionale. Ma tale caos sarebbe enormemente ridimensionato se apparisse sulla scena del mondo il nuovo soggetto politico degli USE.

I grandi progetti, prima di essere realizzati, sono sempre apparsi come dei sogni impossibili, ma una volta entrati in funzione sono subito apparsi come delle realtà necessarie e incontrovertibili. Eros Pessina ha il superbo dono della temperanza e della fermezza, che insieme stabiliscono una volontà di azione immarcescibile e costante nel tempo. Queste doti, lo ripetiamo, gli derivano sia dall’ambiente familiare sia dalla lezione di politica internazionale trasmessagli da Antonio Giolitti.

Da Giolitti, Pessina ha derivato prima di tutto il coraggio delle idee, da portare avanti con coerenza politica anche quando ci si trovi a essere in minoranza e addirittura minacciati dalle azioni disciplinari di partito. Infatti, all’indomani dei fatti di Ungheria, quando i carri armati di Kruscev straziano sotto i cingoli le idee di libertà dei compagni ungheresi, Giolitti ha un sussulto di opposizione nei confronti del socialismo sovietico, e giunge a scontrarsi con la linea politica tracciata da Togliatti. Ecco, allora, il coraggio indomabile del politico piemontese che espone con pacata fermezza e linearità la sua irrinunciabile fede nella democrazia e nella libertà dei popoli e alla fine, ecco anche il gesto di coerenza che comporta un sacrificio immenso per un ex-partigiano, che ricoprì l’incarico di Commissario Politico delle Brigate Garibaldi: Antonio Giolitti restituisce la tessera del PCI e si allontana in modo irreversibile da Togliatti.

La coerenza politica di Giolitti, al tempo lasciato solo e criticato all’interno del PCI, è stata successivamente rivalutata non solo come atto di grande coraggio politico, ma anche e soprattutto come gesto dal profondo significato umano e politico che servì a compensare l’intransigenza, all’interno della sinistra, della scelta di rigido allineamento filo sovietico, come più tardi ebbe a riconoscergli il Presidente Giorgio Napolitano. Fu un coraggio non solo politico, ma anche di natura intellettuale e culturale, al tempo condiviso da ben pochi intellettuali di sinistra, tutti rispettosi della scelta compiuta dal Migliore, ma non lo fu per lo scrittore Elio Vittorini, uno dei pochi oppositori intellettuali dall’interno del PCI, su posizioni molto vicine a quelle di Giolitti.

Il percorso politico di Giolitti è sempre presente nella formazione del pensiero politico di Pessina e riguarda principalmente l’azione svolta in sede europea, come grande paladino dell’unione economica e monetaria, nonché sostenitore convinto della necessità di giungere all’unione politica dell’Europa, nei termini che si sono già illustrati. Si è detto che il rilancio dell’azione europea e la ripresa della marcia verso la fusione politica rappresentano l’eredità lasciata da Antonio Giolitti a tutti i politici di alto profilo. Eros Pessina giunge, nel suo libro, a sintetizzare un abbozzo di progetto politico per realizzare questo grande sogno paneuropeo. Dovrebbe crearsi una avanguardia di abili e motivati sostenitori di tale programma di integrazione politica, capace di prendere decisioni di carattere anche impopolare o, almeno in un primo momento, non favorevole agli interessi in atto di alcuni ambienti e istituzioni statuali. L’urto dei contrasti partigiani degli interessi potrebbe dare luogo a manifestazioni anche drammatiche di resistenza o di contrarietà. Ecco perché, a detta di Eros Pessina, è bene che i fondatori dell’unità politica europea siano dei Padri Costituenti il cui potere sia temporaneo e debba esaurirsi con l’istituzione del nuovo soggetto politico degli USE. Sarà poi il popolo, attraverso la libera espressione del voto democratico, a fare funzionare la nuova istituzione parlamentare e presidenziale, posta a capo delle diverse patrie riunite in un’unica patria superiore.

Tuttavia, abbiamo già detto come nel libro di Pessina siano individuate due “sorgenti di energia politica”. Della prima, rappresentata da Antonio Giolitti, abbiamo già parlato. La se­conda, sicuramente non meno importante della prima, è rappresentata dall’ambiente politico e imprenditoriale cuneese, cui Pessina riconosce una straordinaria spinta e vocazione al progresso e all’impegno per l’edificazione di un futuro migliore, non solo in termini territoriali della cosiddetta “Provincia Granda”, ma in relazione alla gestione centrale del Paese e ancora di più al progetto politico di riunificazione dell’Europa.

Gran parte del libro di Pessina è, dunque dedicata, a rendere conto dell’energia propulsiva politica che esprime la provincia di Cuneo e che, partendo idealmente dalla città di Cavour, si apre a un orizzonte sia nazionale sia europeo. Ed ecco, allora, i due centralissimi capitoli del libro, precisamente il secondo, I giornali e il terzo, Le televisioni, che ci danno conto sia della storia passata, a principiare dagli anni del dopo guerra sia della storia recente che giunge fino ai giorni nostri.

Ancora una volta Antonio Giolitti è un protagonista antesignano dell’ambiente politico cuneese, perché nel 1951 la Federazione del PCI cuneese decide la nascita del settimanale “La Voce” e ne dà la direzione ad Antonio Giolitti, che in quel periodo è insignito da un’aura di superiore autorità, essendo stato uno dei Padri Costituenti che hanno concorso alla stesura della Carta Costituzionale della Repubblica. Lo stesso Italo Calvino contribuisce a scrivere un medaglione dedicato all’illustre politico, che ne ricostruisce il profilo umano e professionale come direttore del giornale, e Eros Pessina ha l’accortezza di citare le esatte parole dello scrittore cileno di nascita, ligure di formazione e piemontese di adozione, che collabora dalle colonne di “La Voce”.

Ma accanto alla figura trionfante di Antonio Giolitti, Eros Pessina dà conto del lavoro prezioso di sensibilizzazione politica svolto da tanti protagonisti della ripresa post bellica cuneese, e così leggiamo i nomi di Giovanni Germanetto, Ezio Bassaninini, Maurizio Milan (Isacco Nahoum), Mario Crosetti, Giorgio Giraudo, Luigi Borgna.

L’anno dopo, nel 1952, diventa direttore del giornale Mario Pellegrino, verso cui l’autore porta un debito di devozione quasi filiale, in quanto fu esattamente Pellegrino a propiziare l’incontro di Eros con Giolitti. Collaborano a “La Voce” anche altre firme, come Nini Acchiardi, Carlo Mussa. Mentre sulla scena politica cuneese accanto ad Antonio Giolitti si segnala, col già citato Gino Borgna, anche Maria Lucia Canova.

Nel 1954, al IV Congresso della Federazione Provinciale del PCI, nasce l’elaborazione della politica di Rinascita nell’area cuneese. Nel frattempo si manifesta il ricambio alla segreteria del partito ed emerge Giuseppe Biancani. I nomi che fanno la politica della sinistra cuneese sono Mario Pellegrino, Antonio Ac­chiardi, Aldo Viglione, Pietro Panero e sempre Gino Borgna. Si arriva così ai fatti di Ungheria del 1956, cui l’Autore dedica un’intera sezione del capitolo I giornali, con la rievocazione precisa dei fatti e degli uomini che hanno concorso a scrivere la storia in quel periodo cruciale della politica del PCI nel comprensorio di Cuneo.

Qualcosa di totalmente nuovo accade nel 1973 quando il settimanale “La Voce” diventa un periodico mensile, cambia completamente formato e si chiamerà Voce di Cuneo e vallate. Contemporaneamente, a livello regionale, viene stampata la rivista del PCI Nuova società. È il momento dei nuovi politici come Leopoldo Attilio Martino, Beppe Manfredi, Primo Ferro, Ottavio Beretta, Anna Graglia, Livio Quaranta, Flavia Salvagno, Lido Riba, Franco Revelli, Luigina Ambrogio, Mario Antonio Riu, Sergio Soave.

I tempi incalzano, gli anni scorrono veloci, la caduta del Muro di Berlino nel 1989 ha innescato la riforma interna del PCI che subisce le evoluzioni guidate dapprima da Occhetto e a seguire dagli altri leader nazionali, per cui il partito diviene dapprima il PDS, successivamente il DS e infine approda all’attuale PD. Confluiscono nel nuovo partito molte forze nuove della sinistra sia laica sia cattolica, destinate a dare forma alla nuova configurazione politica del PD dei giorni nostri. Si mettono in mostra personalità politiche come Livia Turco, Mino Taricco, Patrizia Manassero, Chiara Gribaudo, Teresio Delfino, Emma Bonino, Andrea Olivero e Piergiorgio Peano. In particolare quest’ultimo, Pier Giorgio Peano, nativo di Boves, appare come uno dei più significativi e capaci politici progressisti dell’area cuneese, con vocazione a concorrere ai destini più alti del Paese e, nell’augurio dell’Autore, anche a compartecipare alla realizzazione del progetto europeo che sta alla base del libro.

Il capitolo denominato Le televisioni dà conto dell’evoluzione locale di questo innovativo mezzo di comunicazione mediale, che ha soppiantato in gran parte l’importanza della carta stampata. “Nel 1974 nasce a Cuneo Tele Cuneo via cavo”, ci documenta l’Autore. Successivamente, viene spiegato come a metà degli anni Settanta iniziano le trasmissioni di Cuneo Uno TV, che si colloca vicino alla Federazione del PCI di Cuneo. E a questo punto la storia politica e culturale dell’area televisiva cuneese diviene per l’Autore anche una cronaca di famiglia, perché è proprio Elvio Pessina, padre di Eros, a condurre questa fondamentale esperienza di comunicazione della parola e dell’immagine per lo sviluppo civile e politico della provincia di Cuneo attraverso la televisione locale Cuneo Uno TV, la cui attività si concluderà nel 1987. Più esattamente, si assisterà a una evoluzione in accrescimento della Cuneo TV, che verrà inserita in una realtà operativa di più ampi bacini di utenza e di maggiori risorse economiche.

La ricostruzione dei fatti e l’analisi delle convinzione politiche esposta da Eros Pessina nel suo bel libro Da Cavour con Giolitti verso l’Europa, si muove su un binario doppio fatto di cronaca e di fede politica, come due linee parallele che accompagnano l’evoluzione dei fatti e del pensiero verso un approdo ideale ancora lontano, ma sempre più urgente e necessario, che è rappresentato dalla realizzazione degli Stati Uniti d’Europa, come speranza e come garanzia di progresso e di pace non solo nel vecchio continente, ma con ricadute positive sull’intero equilibrio mondiale.

Sandro Gros-Pietro

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