Presentazione

 

In questo maggio alquanto freddo e piovoso, completa­mente fuori da ogni previsione stagionale, mi trovo ancora una volta a parlare di Brandisio Andolfi, dopo aver visionato la sua ultima fatica: Così la penso: florilegio d’argomenti esistenziali con riflessioni, come precisa l’Autore nel sottotitolo.
Con Così la penso, Brandisio ribadisce la sua ferma volontà di percorrere fino in fondo, senza tregue e senza momenti di stasi, il sentiero della sua vocazione alla scrittura, con la quale ha dato senso e sostanza alla sua vita di poeta, scrittore, storico, saggista, pensatore ancorato a una visione di vita che si costruisce, giorno dopo giorno, quale solido monumento da lasciare in eredità alle nuove generazioni, affinché anch’esse possano fortificare anima, cuore e intelletto con i solari valori che ci richiamano alla virtù, all’operosità, alla solidarietà con il prossimo, all’intesa serena e costruttiva con la famiglia, la comunità sociale di appartenenza, la natura, il mondo…
La sua maieutica, espressa con la semplicità dell’educa­tore che conosce l’anima e le aspirazioni degli interlocutori, affinata da un lungo esercizio nel corso della sua carriera di docente negli Istituti Superiori, si appalesa come dialogo finalizzato alla conoscenza di argomenti che fanno parte della realtà fenomenica, della vita quotidiana, dei cambiamenti climatici, epocali, esistenziali, sociali, politici e storici.
Alcune affermazione si possono anche confutare, come del resto avviene per tutte le opinioni di questo mondo, ma rientrano nella ferma determinazione dell’autore di manifestare ed esprimere in assoluta libertà, senza condizionamenti di sorta, in forma colloquiale, la sua visione personale, il proprio credo di cittadino su argomenti di interesse generale; problemi e temi magari affrontati e discussi insieme agli amici che, come lui, vivono in umiltà e solitudine l’esistenza terrena nel loro nuovo stato di docenti messi in quiescenza per raggiunti limiti di età.
Pochi ma buoni amici. Interi pomeriggi nel Parco di San Padre Pio, a Caserta, per respirare “pace e tranquillitàTutte le domeniche in chiesa ad ascoltare la Santa Messa. E tante ore della giornata nell’oasi familiare, nello studio a leggere libri, giornali e riviste letterarie, ad “annotare” silenziosa­mente “pensieri e riflessionia meditare su un’esistenza vissuta con l’esemplarità dei giusti, degli onesti, degli spiriti attivi e contemplativi, dell’intellettuale deluso dalla storia dell’umanità: storia irrazionale, fatta di rivalità, violenze, attrai, incomprensioni, sordide lotte per il potere, di guerre sanguinose e distruttive, paure, angoscia, pianti e grida di “bambini sotto le bombe e case crollate, frantumate, coperte di polvere e stracci umani.
Il mondo anela alla pace, crede nelle possibilità di sviluppo e di progresso umano, sociale ed economico delle popolazioni; consacra “l’amicizia” come legame di solidarietà che va oltre le contingenze del presente, manifestandosi ovunque come “il supporto base di dialogo e connivenza tra le gentiMa alle aspirazioni dei popoli si contrappone la mentalità ideologica e prevaricatrice dei vanagloriosi detentori dello strapotere politico ed economico: i famelici ambiziosi lupi dispensatori a piene mani di ricchezze per se stessi e di miserie e ingiustizie per le masse popolari. La crisi venezuelana la dice lunga sulla rapacità, voracità e insensibilità umana dei governanti e aspiranti al potere.
A fronte della problematicità nel cammino storico-sociale dell’umanità, caratterizzato da paradossali squilibri tra i vari ceti sociali, lo scrittore di Caserta innalza la sua bandiera di pacifista, espone senza enfasi e senza retorica il suo punto di visto, le sue convinzioni maturate alla luce di tanti “fatti” negativi e lesivi della dignità dell’essere umano, e che gettano ombra e dubbi sul ruolo di chi “dovrebbe” operare per il benessere, equità e felicità dei popoli.
Le armi del poeta, dello scrittore, dell’opinionista sono semplici strumenti di comunicazione, di diffusione dell’individuale operosità creativa, culturale e intellettuale; sono “le paroleraccolte nella “koinè” in cui è stato educato a rapportarsi con gli altri della sua stessa parlata. Brandisio ne fa largo e continuo uso: con esse egli affronta gli argomenti che più gli stanno a cuore, racconta della sua vita, del suo essere al mondo, di individuo che pensa, che è e si propone di collaborare con i mezzi a sua disposizione per rendere un servizio culturale-informativo alla società.
Ora, questi strumenti, gli consentono di tenersi in esercizio mentale e a vincere “l’ozio, il male della vecchiaiaPoiché la vita dell’uomo si risolve “nell’attimo fuggentela sua stagione finale è anche il “momento” di più acuta riflessione sul “tempo e l’eternità. Scrive il Nostro: “Oltre l’estremo orizzonte io non mi fingo silenzi e quiete, ma voci sovrumane e armonie di suoni provenienti da mondi astrali e infinitiLe vibrazioni dell’anima entrano in sintonia con quelle dell’universo, sono mosse dalla fede nello spirito che, dopo la parentesi della vita come moto, pensiero e azione, “torna a inglobarsi in quello infinito da dove è venuto.
Il serbatoio memoriale dell’uomo anziano e talmente ricco di conoscenze ed esperienze vissute che reclamano di essere estese agli altri, in particolare a coloro che si apprestano a entrare da protagonisti nel consorzio umano. Ne sgorga il tracciato di un vissuto tra sogni, desideri, gioia, e “anche tanta nostalgiadi occasioni liete e “momenti tristi della vitaTutto è narrabile quando si è padroni della propria madrelingua, quando si è convinti che le buone parole possono essere di utilità a chi le ascolta o legge.
Come la pensa Brandisio Andolfi in merito a fenomeni di degradazione umana, civile e morale rappresentati dalla droga e dal terrorismo? Esattamente come la pensano tutte le persone che fanno uso dell’equilibrio mentale, del senso profondo della ragione e dello stimolo umano e morale che suggerisce saggiamente a ogni persona appartenente a un consesso civile di non fare del male né a se stesso né agli altri. Droga e terrorismo sono da imputare all’assenza di una coscienza matura e responsabile; sono libere cadute nel­l’abiezione della stessa essenza e sostanza del concetto di “essere umanoDrogarsi significa fare una scelta totalmente sbagliata; significa svendere la propria volontà, usci­re incautamente dalla realtà per assaporare il gusto delle allucinazioni virtuali, oltre le quali c’è il ghigno trionfante della Morte. Le società moderne, in virtù della libertà senza freno alcuno concessa all’individuo, chiudono gli occhi davanti a drammi a conclusione letale, e non trovano mezzi efficaci, per mettere definitivamente nell’impossibilità di attentare alla salute degli altri, coltivatori, fornitori e spacciatori di droga.
Se la diffusione della droga è una piaga sociale che fa leva sulla curiosità e insipienza dei giovani, il terrorismo è una piaga storica, un maleficio prodotto dal fanatismo e dall’ignoranza di larghi strati di popolazioni soggiogate da lestofanti interessati a tenerle in stato di servitù: una sorta di imperialismo teorico/religioso imposto dai profeti del male che fanno leva sulla stupidità di piccoli rettili desiderosi di mordere a morte e proseliti tra ingenui creduloni, cui è stato impedito di usare liberamente e criticamente il proprio cervello attraverso l’assuefazione a un catechismo ideologico d’origine medioevale.
Nel suo stato di grazia e di tranquillità tra le pareti domestiche, tra i libri della sua biblioteca, Brandisio Andolfi trova il tempo e il piacere di ampliare e approfondire le sue conoscenze, e di argomentare su temi rapportabili alla sfera della sua curiosità indagativa, al suo status di pensionato desideroso non solo di continuare ad apprendere ma anche di esprimere, in forma colloquiale, la propria opinione a riguardo di quanto “si dice” a livello comunitario, locale e nazionale, o di quanto mentalmente intuito o osservato e sperimentato attraverso i propri sensi. Ed ecco che il campionario delle sue “personali” meditazioni, osservazioni e annotazioni si espande, si arricchisce, si connota di esplorazioni scientifiche, di disquisizioni a difesa della natura e dei valori che garantiscono la solidarietà universale, offre al lettore spunti e occasioni per un confronto culturale, disciplinare, utile ai fini di una propria presa di coscienza su fatti, eventi, considerazioni filosofiche, psicologiche e assiologiche.
All’interno di queste coordinate dottrinali trovano spazio anche riflessioni teleologiche e teologiche, sottoforma di richiami sull’essenza e finalità della vita umana, della subordinazione dell’uomo al “volere prestabilito da Dio.
Ma c’è anche dell’altro in questa miscellanea di scritti al lume della ragione che, da sempre, regola e condiziona la vita dell’Autore.

Antonio Crecchia

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