Prefazione

È sempre festosamente e alacremente copiosa la poesia di Walter Chiappelli come la sicura garanzia della durata della parola nella varietà dei tempi e delle espressioni fondamentali della vita, del pensiero, della memoria, delle esperienze delle stagioni, del­le sempre rinnovate e festosamente ricreate visioni dell’anima, della speranza del cuore. Non è un itinerario, un divenire, ma, in ogni raccolta poetica te­stimonia l’aspirazione alla totalità, per pienezza della parola alacremente effusa. È la “toccante grazia” del dono prezioso del bene e del bello: non c’è malinconia e non c’è rimpianto in questa poesia, ma “nel sangue e nella mente / ebbrezza rara in festa un paradiso”, e proprio per questo a tratti scatta, nel discorso poetico di Chiappelli, la protesta per tanto spreco di verità e di vita, di letizia e di beltà. È una poesia, nel contempo, di molta saggezza: molto am­monisce, molto invita a condividere gioia e riflessione, giudizio e condivisa amicizia. Per questo tanto guarda alla luce, tanto ai frutti felici della natura al rinnovarsi dell’amore, agli incontri fuggevoli e proprio per questo resi più veri e duraturi per la forza della parola che li rievoca o che racconta. Come esempio significativo, si legga il bellissimo ritratto della donna bellissima come grazia suprema del creato concretata nella descrizione di Una Venere (di Tiziano): è il trionfo della perfezione umana, come tale esaltata al di là di ogni erotismo, ma per una gentile e serena sensualità che è una parte fondamentale della natura, carne e anima appunto. Un’ampia sezione della raccolta è di argomento religioso, in perfetta coerenza con la pienezza del dire. Anche in questo ambito Walter offre una variazione raffinata e preziosa: il nome che è più alto di ogni nome è pronunciato sempre con slancio e giubilo del cuore come la festa migliore e ugualmente come la garanzia più sicura del bene della parola e delle cose amate e celebrate. Per questo aggiungere ai versi di Chiappelli il mio plauso è l’omaggio partecipe dell’ammirato offerente a tanta ricchezza di bene e di grazia.

Giorgio Bárberi Squarotti

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