Presentazione dell’editore

Presentare un libro di Aldo Sisto necessariamente mi accende la mozione degli affetti, e sorge il rischio che il sentimento faccia premio sulle ragioni neutre e autonome dell’opera. L’amico Scrittore – poeta, narratore, saggista e autore di amene pièce teatrali – suscita inevitabilmente il ricordo incancellabile dei tanti anni e delle numerose occasioni di riflessione e di passione per le vicende della letteratura che insieme abbiamo progettato, vissuto e ricordato nella lunga durata del nostro sodalizio culturale, tuttora ancora attivissimo. La tematica afferente alla religione non è mai stata una questione di piccolo conto per Aldo. Ricordo l’adesione entusiastica di Sisto al gruppo di Poeti torinesi, raccolti intorno agli amici Armando Santinato – già guida prediletta dai Salesiani per la visita dei fedeli alle catacombe di San Callisto – e Bruno Labate, che insieme collazionavano ogni anno la raccolta antologica di Poesie di tematica religiosa, ripetuta per più anni, denominata Via Lucis, in occasione della Pasqua, con partecipazione anche alle processioni per le vie di Città, guidata dal Parroco della Chiesa di Santa Giulia, nel Borgo Vanchiglia di Torino. Va sottolineato che Aldo Sisto ha testimoniato la sua fede con dedizione autentica e con impegno esercitato in più anni della sua sempre alacre attività intellettuale. Del 2011 non va dimenticato il bellissimo saggio Quanti Gesù? nel quale Sisto si chiede, nell’infinita teoria di miliardi e miliardi di pianeti che popolano l’universo, in quanti di loro possa essersi rivelato il Redentore a recare la Buona Novella agli esseri che abitano gli esopianeti dell’universo, diversi ma equipollenti a quello in cui viviamo noi. Un tarlo conoscitivo rode l’animo di Aldo che, come Ulisse, non si ferma al limite delle Colonne d’Ercole.
Indubbiamente, per chi conosce a fondo l’animo dolce e chiaro di Aldo, non è un segreto che le guerre di religione, che hanno insanguinato così ferocemente la temperie dei secoli della storia umana, rappresentano un vulnus anche oggi nella coscienza degli uomini giusti. Aldo ne soffre e pare chiedersi come sia possibile che, ancora oggi, si possa uccidere nel nome di Dio. Da dove nasce tanta intolleranza religiosa? Dove può condurre tanta contrapposizione di fedi avverse fra loro? È forse questo l’assillo principale da cui nasce il libro Dio Assoluto e Dio persona: una diversa cognizione dell’Assoluto, non più in natura antropomorfica, ma in coniugazione e in declinazione ideale, come categoria assoluta della mente umana, potrebbe non più esacerbare gli animi dei credenti radicali, fino a condurli ad uccidere chi è di opposta visione? Non è affatto un discorso utopico, ma è una semplice “ipotesi di lavoro”, si direbbe con mentalità pragmatica. Tuttavia, viene da pensare che gli uomini non hanno ucciso solo per questioni religiose. Hanno ucciso ben di più per questioni ideologiche, e basti pensare alla contrapposizione tra gli idealisti da una parte e i materialisti dall’altra, che ha dato origine alle dittature di destra e di sinistra, con centinaia di milioni di vittime innocenti immolate per fare vincere l’una o l’altra corrente ideologica. Infine, ancora di più gli uomini hanno ucciso per sete di potere, per vanto di gloria, per ambizioni territoriali o addirittura, per disputarsi l’amore di una donna, come insegna Omero nell’Iliade.
C’è, dunque, un sentimento più profondo che anima la ricerca di Aldo Sisto. Si tratta dell’argomento escatologico attinente ai destini ultimi dell’umanità e alle finalità supreme della creazione dell’universo. La domanda che pare porsi Aldo Sisto è se tale risposta vada cercata solo e soltanto nell’atto di fede rivolto alla rivelazione dei profeti e di Gesù o, se invece, in tale ricerca teologica, possa avere un peso definitivo anche la ragione umana: cioè, il discettare sulle cose che regolano il mondo quotidiano. Non sfuggirà al lettore avveduto che Aldo Sisto cita più e più volte Vito Mancuso, una sorta di Giordano Bruno del nostro tempo. Se ci fosse ancora il Tribunale dell’Inquisizione a proclamare gli autodafé, non osiamo pensare quale sarebbe l’esito del processo inquisitorio a carico di Vito Mancuso e – perché no? – anche del carissimo amico Aldo Sisto, i quali se la sfangano perché sono nati nel XX secolo. La domanda, che sta dietro le quinte ovvero che è rimasta nella penna di Vito Mancuso e di Aldo Sisto, costituisce la base della questione della fede religiosa e consiste nell’interrogativo: l’uomo moderno può fare a meno della “rivelazione”? Può credere in una religione che si poggia sulle ragioni della ragione (per usare una tautologia cara a Norberto Bobbio)?

Sandro Gros-Pietro

PREFAZIONE

L’ultimo lavoro di Aldo Sisto non è un romanzo e nemmeno una raccolta di poesie, ma una trattazione filosofica sul concetto di Dio. Il testo prende le mosse da una premessa, che funge da organizzatore logico dell’intero discorso, e consiste in questa constatazione: storicamente l’umanità ha definito Dio utilizzando due concetti, quello di Dio-assoluto e quello di Dio-persona, non ve ne sono altri. Poggiando su questa dicotomia, Aldo Sisto tesse una argomentazione che cavalca trasversalmente lo spaziotempo, percorrendo secoli e culture, per mostrare che Dio-assoluto è il vero Dio. Il Dio-assoluto non ha limiti, esso è.
L’autore fa subito notare come questo Dio, essendo tutto, contiene in sé il bene e il male. Il tema è centrale per l’argomentazione sulla superiorità del “vero” Dio, tanto da essere ripreso più volte nel testo: “Nella concezione totalizzante del Dio assoluto vanno a collocarsi il bene e il male del mondo”. Il Dio che è bene e male assieme è un Dio-necessità, la cui dimora più propria è la natura, dunque il panteismo. Il Dio-assoluto sorregge ed è l’universo infinito, o ancor meglio: governa ed è l’infinità dei mondi, gli universi paralleli. Il Dio-assoluto è un Dio immanente, che fa tuttuno con la necessità e l’inflessibilità delle leggi naturali, perché questo tipo di Dio è – appunto – tutto ciò che è. Invece, il Dio-persona è un Dio antropomorfizzato. Lungi dall’essere privo di limitazioni, questo tipo di Dio esiste attraverso l’altro. La sua natura è la volizione, il volere qualcosa per l’altro o dall’altro. Il Dio-persona è un Dio che sente, parla, delibera e agisce. Un Dio che essendo per l’altro è limitato da ciò che vuole e sente e agisce nei confronti dell’altro.
L’autore mostra come il Dio-persona sia tipicamente esemplificato non solo dal politeismo della antica Grecia (valga per tutti l’immagine di Zeus con le sue saette e i suoi convegni amorosi), ma anche dal Dio dell’Induismo, con Brahma, Vishnu e Shiva, e soprattutto dalla lettura tradizionale della Bibbia. L’accento della trattazione cade poi sul Dio biblico con l’intento di mostrare che esso è un falso Dio. Il Dio-persona biblico è un Dio trascendente, che si definisce come assenza di male, perfezione assoluta. Sommo bene che non è e non vuole il male. Ecco un limite e una contraddizione insita nel Dio della Bibbia! Infatti tale Dio è capace di sentire tanto emozioni positive quanto emozioni negative, e può agire per vendicare o premiare qualcuno, proprio come fa una persona. Il che porta a una serie di grattacapi quando si voglia provare a conciliare il sommo bene che è l’essenza di questo Dio con la sua ira e le sue vendette. Inoltre, il Dio-persona istanziato dalla Bibbia appare anche un poco limitato: ha voluto creare l’uomo a immagine del sommo bene ma non vi è riuscito; ha promesso di togliere di mezzo il male e non lo ha ancora fatto. L’autore si rifà qui alla teologia di Vito Mancuso, esperto nel sottolineare le carenze del Dio biblico, e conclude che il concetto di Dio-persona lascia l’essere umano nell’impossibilità di dare risposte – questo Dio è un “grosso equivoco” generato dalla interpretazione letterale della Bibbia.
Ha uno sguardo fiero, Aldo, nel mostrare che leggere la Bibbia con indosso le lenti del Dio-assoluto potrebbe forse liberarci da certe storture interpretative che portano a perseguitare chi interpreta la Bibbia in modo diverso, insegnandoci a uccidere chi abbraccia un’altra religione, a riprovare la sessualità o a relegare la donna in posizione di inferiorità sociale, politica, culturale ed economica.
D’altro canto, il Dio-assoluto è il totalmente altro, non certo una persona. Il Dio-assoluto non porta l’uomo a formulare interrogativi enigmatici; anzi, è un Dio asettico, che non vuole il bene perché non ha una volontà. Il Dio-assoluto è totalità dell’essente, necessità necessitante. Non ama e non lo si può amare. Lo si può solo intuire o contemplare. Ma come si fa a intuire Dio? Ti è mai capitato di sentire l’indicibile contemplando il mare all’orizzonte? Ecco: è così che si intuisce il Dio-assoluto, facendo esperienza di un alcunché di indefinibile, che è, appunto, l’essere.

Alessandra Damiani

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