Presentazione

È ben nota l’attività culturale e artistica di Maria Erovereti: fotografa, nonché scrittrice e apprezzata poeta, svolge da tempo l’impegno di valorizzazione del ruolo sociale e artistico rappresentato dalle donne nelle dinamiche di sviluppo della società contemporanea. Non sorprende che ella fosse amica da sempre della nota regista torinese Adonella Marena; è naturale che Maria abbia patito per la malattia di Adonella, le sia stata vicino nel buio percorso di sofferenza e abbia, infine, accusato la perdita dell’amica come se si fosse trattato di uno stretto familiare. Nasce da questa annotazione di natura biografica l’indicazione del motivo ispirativo di Faglie d’assenza, poesie scritte Per Adonella.

Anche se si deve parlare di una silloge di componimenti autonomi e differenziati nel tempo, in verità la raccolta è coesa ed omogenea, per stile e per tematica, come se fosse un unico poema, composto in una pluralità di stanze e di momenti differenti, ma fra loro aggregati. Il titolo, rappresentativo di un evento traumatico, è di per sé enunciativo della tematica epicediale. La faglia, infatti, è una rottura del terreno o, meglio, degli strati rocciosi, capace di spezzare la continuità della crosta terrestre, magari creare un salto, un vuoto – se vogliamo enfatizzare, diremmo un orrido – che più poeticamente la nostra poeta definisce un’assenza. Tuttavia, superato lo strappo di continuità, la crosta terrestre riprende la conformazione di prima, anche se la faglia sancisce un prima e un dopo ovvero un al di qua e un al di là che restano come elementi inamovibili e perenni a testimoniare l’evento di rottura.

Similmente a quanto avviene nella faglia, il poema di Maria Erovereti si compone di un al di qua, che si chiama Verso il silenzio, e di un al di là, che si chiama Pura assenza. La continuità dell’opera è data dalla cronologia delle composizioni, che si distribuiscono in un arco temporale che inizia ad aprile 2022 e si conclude a febbraio 2024: in mezzo c’è la rottura del terreno su cui si cammina nella vita ovvero la frattura del poema in cui si descrive il cammino fatto. Nel mezzo delle due sezioni, la rottura, che è la data della morte di Adonella, risale al 26 novembre 2022.

La natura del cammino compiuto è descritta nel racconto. Il testo appare colmo di bellezza e di dolore, esattamente come è la vita di ogni essere umano, nella quale si alternano gli attimi di gioia alle lunghe pause di sofferenza, di attesa, di sopportazione o di sconforto. Nei versi di Maria Erovereti si avvicenda lo splendore della luce con le ansie delle tenebre e dell’oscurità, che attentano alla gioia e alla sicurezza della vita. L’alternarsi del giorno e della notte diviene sinonimo del percorso verso il definitivo silenzio, che è causato dalla conclusione infausta della malattia. Tuttavia, nell’al di là della faglia, ma sempre nella continuità del terreno su cui si cammina – cioè, nella seconda sezione della raccolta – il racconto riprende in una marcata evocazione di presenza di Adonella, pur nell’assenza fisica della regista. Il canto poetico fiorisce nella esaltazione della primavera, come forma di rinascita della amica passata ad altra vita, ma sempre presente, perché ricordata, rivissuta, richiamata come anima ispiratrice del cammino che procede nel tempo.

Il linguaggio poetico è illuminato da una forma espressiva molto curata, con l’uso di un lessico colto e raffinato, giammai pedante, anzi votato all’efficacia, eppure riverberato di fantasia sognante, come se la vicenda narrata fosse un paesaggio dell’anima, invece di essere la documentazione della vita quotidiana. Tale carattere di trasognamento soffonde nel testo una poeticità leggera ed evanescente, una sensazione di levità e di luce. Malgrado il tema sia funerario, tutto il poema si risolve in una celebrazione colorata della vita e non della morte.

Va anche notato il ritmo quasi cadenzato delle poesie, composte da versi brevi, che si rincorrono, con l’adozione sovente dell’enjambement o dello scavalcamento del verso, la cui continuità è ripresa nel verso successivo. Si potrebbe anche dire che Maria Erovereti adotti il criterio di spezzare volutamente il verso in due emistichi. Infatti, sovente si nota il ricorso all’endecasillabo – verso basilare di tutta la poesia italiana – ma spezzato con una cesura in due versi, come se la Poeta volesse inviare un messaggio subliminale di riferimento alla faglia, alla spezzatura della continuità, che tuttavia riprende, subito dopo la rottura. Gli esempi sono numerosissimi, vale la pena di indicarne solo qualcuno: un palpabile velo / è fluito fra noi; quando la mente / è vuota di parole; sordo silenzio / che lento ti spegne; spargo parole / con trepida attesa, e via di seguito, con molti altri casi simili.

Faglie di assenza è un gentile omaggio di amore e di persistente affezione dedicato a una donna speciale, Adonella Marena, elevata a simbolo di tutte le donne, che dedicano la loro vita a difendere e diffondere la bellezza e la continuità della vita: è una corretta esaltazione del ruolo femminile, coltivato fino dall’antichità nel culto della dea Vesta, esercitato dalle Vestali, sacerdotesse che mantenevano sempre acceso il fuoco, simbolo di civiltà e di difesa della vita dell’intera collettività.

Sandro Gros-Pietro

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