Prefazione

L’amore per la cultura è sempre stato presente nelle intenzioni più pressanti di Alessandro Colombatto, il quale nella vita è un imprenditore di avanguardia nel campo ad alta tecnologia metallurgica del taglio dei materiali. Probabilmente, come spesso accade, la prima scintilla prometeica gli è derivata esattamente dal suo lavoro, che richiede una continua strategia di attenzione verso la trasformazione dei minerali per potere ottenere metalli sempre più selezionati. Si tratta quasi di un’attività da antico alchimista: si trasforma ciò che esiste in natura per ottenere un nuovo materiale che la natura non ha mai prodotto da sé. Tutto ciò richiama alla mente la favola di L’apprendista stregone, celeberrima ballata in rima scritta nientemeno che da Johann Wolfgang von Goethe nel lontano1797, dalla quale un secolo dopo il compositore Paul Dukas trasse l’omonimo poema sinfonico, che rese celebre l’opera di Goethe. Tuttavia, si dovette attendere il genio di Walt Disney nel 1940 per avere la diffusione mondiale del cartone animato Fantasia, costruito sul testo originario di Goethe e sulla musica di Paul Dukas.

La cultura è il più invitante e voluminoso cesto di ciliegie che esista al mondo: ogni nozione appresa ne richiama una nuova. Tutte quante riunite non sarà mai possibile averle assieme. Nei due secoli dell’età moderna in cui l’Italia rappresentava la luce più luminosa della civiltà Occidentale, diciamo ai tempi che vanno da Leonardo a Galileo, per intenderci nel cosiddetto Umanesimo, si amava racchiudere le nozioni più significative del sapere nei Summa, che erano una sorta di enciclopedia ante litteram, nella quale trovavano sistemazione organica le più importanti nozioni di cultura avanzata. Si ricorda, ad esempio, quella elaborata dal frate contemporaneo di Leonardo da Vinci, per l’esattezza Fra Luca Bartolomeo Pacioli, autore sia del Summa de aritmetica, Geometria, Proportioni et Proportionalita nonché dell’opera Divina Proportione, quest’ultima illustrata dall’amico Leonardo da Vinci in persona. Pacioli, ovvero Paciolo, come dire si voglia, è poi passato alla storia come inventore della Ragioneria dei contabili e della Cambiale per i banchieri: alle volte tanto sapere scrupolosamente documentato viene rimosso come inutile e si gusta solo il cuore del carciofo.

Alessandro Colombatto è sempre stato consapevole che un’unica opera organica di sistemazione dell’intero scibile è un monumento alla pedanteria, ove non fosse l’enciclopedia degli illuministi: non si tratterà mai del monumentum aere perennius di Orazio, ma piuttosto degli Annales di Volusio, di cui non si conserva neppure un rigo e che Catullo definì con disprezzo carta cagata. Proprio per un senso di scherzosa ironia, Alessandro Colombatto le sue prime raccolte amò intitolarle Annali di Volusio, per intendere che esse avrebbero potuto essere intese come le prime Nugae del Liber di Catullo: degli scherzi, delle bagatelle, cioè cose di poco conto.

In verità nel prosieguo di oltre vent’anni di scrupolosa scrittura, sempre ripresa, poi ristampata con aggiunte e modificazioni, uscirono tre diverse edizioni degli Annali di Volusio ad opera di Alessandro Colombatto, fino in ultimo ad arrivare ad un’opera di straordinaria proporzione che documenta, per sfaccettature, angoli di visione, ricchezza di contributi il fervido sogno elaborato dall’Autore di acquisire consapevolezza riguardante la storia dei tempi suoi e le origini della civiltà da cui discendiamo.

Il fervido sogno è un libro che possiede sia la rivelazione sia l’anarchia che sono entrambe tipiche dei sogni. Certamente, ogni pagina, per non dire ogni riga è una rivelazione continua, talvolta in chiave aforistica e, quindi, del tutto sorprendente, altre volte invece in omaggio a una ferrea logica dei fatti e della conoscenza delle cose. Tuttavia, la struttura dell’opera è quanto di più libero si possa concepire, fino ai limiti dell’anarchia, perché l’autore si sposta con la velocità della luce negli oltre tremila anni che caratterizzano la cultura della Civiltà occidentale, le cui fondamenta sono rappresentate dalla mitologia greco romana e dalla Bibbia, per arrivare fino all’età contemporanea e all’astrofisica di Einstein, nonché dei suoi successori. Bisogna aggiungere che nel saggio esperienziale intitolato Etruschi ed Ittiti, oggetto di ricerche e di studi specifici protratti per anni, l’Autore compie un salto indietro verso le origini dell’umanità, ben prima della formazione delle civiltà mesopotamiche, e giunge fino ad agganciarsi alla scomparsa del Neanderthal e all’arrivo del Sapiens, fatto collocabile secondo le più recenti scoperte intorno ai trecentomila anni or sono.

Sul Pianeta Azzurro, gli scienziati calcolano che l’intera umanità abbia già raggiunto la ragguardevole cifra di oltre 107 miliardi di uomini già vissuti in un torno d’anni che, per sicurezza, si calcola di circa 200.000: il fervido sogno concepito da Alessandro Colombatto è di rappresentare per rapidi flash l’intera epopea di questa bi-cento-millenaria storia umana, sia pure riassunta per icone rappresentative e per fragmenta.

Il libro si suddivide in quattro diverse parti. La prima si intitola Poesie e sono assimilabili ai carmina docta, cioè composizioni più complesse, che riguardano sia ricordanze familiari sia ritratti, medaglioni, ricostruzioni di personaggi della storia umana, con predilezione per l’antichità greco-romana, ma con rapide incursioni nella contemporaneità, fino all’altro ieri compreso. La seconda parte si intitola Lettere e si tratta di comunicazioni dirette con i grandi personaggi della storia – anche con figure più anonime, circondati da un alone di notorietà più evanescente. Sono una sorta di messaggi condotti con la finzione delle Interviste impossibili, noto programma di Rai Tre: nel caso specifico, l’autore manda una lettera a un personaggio storico oppure è lo stesso personaggio, magari un protagonista di una famosa opera, che spedisce una lettera a un destinatario che abbia svolto un ruolo cruciale nella vita del mittente. La terza parte si chiama Epitaffi ed è composta da lapidarie formule di ricordo, come fossero didascalie d’artista, dedicati a personaggi rivelatori: molti epitaffi sono enigmatici come aforismi, motivo per cui si prestano a più interpretazioni ovvero restano enigmatici. Dell’ultima parte si è già detto, in quanto si tratta del saggio esperienziale che si chiama Etruschi e Ittiti.

L’opera, nella sua varietà di forme e di canoni stilistici, è da considerarsi come un unicum, che ha alle spalle oltre vent’anni di scrittura e di pubblicazioni, nonché una vita intera di documentazione e di appunti. Se la si dovesse collocare stilisticamente dovremmo definirla un prosimetro, cioè un libro che riunisce in sé Poesia e Prosa, come lo fu, alle origini della letteratura italiana, Vita Nova di Dante per poi arrivare in pieno Novecento, dopo una numerosa serie di prosimetri succedutisi nei secoli, ai Canti Orfici di Dino Campana.

Sandro Gros-Pietro

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