<font size=+1><p align=”center”<B>VINCITORE ASSOLUTO DEL PREMIO
I MURAZZI DI TORINO
1ª EDIZIONE 2009</B></p></font>

 

<b>PREFAZIONE</b>

Per sogno, per evanescenza e per suggestione, nel climax di un’atmosfera sciamanica in cui trionfa una natura silente, marina e lunare, limpida di acque lustrali, questa poesia di Anna Vincitorio è un predicato lirico riferito alla poetessa, che evoca situazioni del passato, di un passato rivisitato nella magia del ricordo, vagamente in ostaggio a una melanconia insanabile. La scena rarefatta di questi versi orienta il lettore all’atmosfera tipica della poesia della mente. Questa poesia, infatti, è costituita da una condensazione di pensieri, ma non di cose: “Ogni afflato di libertà / affogava in oscure grida / che smagliavano la notte / Eccoli ancora, fluidi / sussurrano canti ignoti”. E nei versi cova il desiderio esplorativo di iniziare una condizione diversa o quanto meno di promuovere un’esplorazione del mondo, alla ricerca di un cielo più azzurro: “È tempo di migrare / Ti prepari viandante pellegrino / verso terre remote / ma è pur sempre luce / violenta e netta / come lama corsa / manca ogni filtro, / arriva diretta con raggi crudeli / Dove l’anima azzurra”. Delicate pennellate di emozioni ricostruiscono come in un quadro impressionista l’atmosfera sfocata di una vita intensa e radicata nell’interiorità magmatica dei suoi significati: “Un indistinto, peccaminoso odore / di giovinezza rubata / Il dondolare / di una barca sul mare / Lontane, le vele / variopinte degli ombrelli / Solo baci e silenzio / Lieve, sottile, senza corpo / si levava l’alba sul mare” e ancora altre aperture marine di luce e di mistero: “Aprivo le braccia: davanti a me il mare / e il suo mistero come / il tuo sguardo”.

Nell’evanescenza della realtà che sfuma per effetto dell’incessante deformazione poetica delle cose, non sembra né strano né casuale che possa manifestarsi un approdo metafisico o meglio che si manifesti un rapprendersi e cagliare delle idee astratte in una figura concreta di vita superiore, per esempio in un angelo: “Che il tuo Angelo / smarrito nelle nebbie dell’infanzia / ritrovi il sentiero / che conduce la tua anima / verso l’Eternità celeste // Approderà la tua barca / con le vele ammainate / sulle rive di acque mai guadate / Luccicanza di lacrime il fondale”. L’acqua è il laboratorio della continua germinazione della vita, la purificazione dell’essere, la lustrazione del mondo. Nell’acqua e per l’acqua – simbolo di trasmissione e di limpidità – si scrive il destino e si compie il grande viaggio. Fino tanto che si manifesta l’ultimo giorno, come splendidamente è adombrato nella poesia conclusiva: “Al limitare del giorno / quando scende opaco il silenzio / restano schegge di parole / non dette, pensate, forse / Ricompattate creano calore / nasce un piccolo sole, / quello del ricordo / Lontano le ombre / nei meandri dell’acqua / che fu madre all’inizio / Il sipario è calato / Sopra, un tetto di stelle”.
Va detto che questa raccolta di poesie ha vinto il concorso per inediti del Premio <i>I Murazzi</i> di Torino, prima edizione del 2009. La Giuria del concorso, nella motivazione premiale, fra le altre cose l’ha segnalata come “una poesia che si sviluppa, tra realtà e sogno, tra spazi materiali e spirituali, tra il certo e l’incerto, si apre al ricordo e ne ascolta il silenzio, mentre pensiero e sentimento ne disegnano la trama che si distende su corde di composta musicalità. Il linguaggio si conforma al respiro poetico”, a riprova che la poesia di Anna Vincitorio, nel libro <i>Il richiamo dell’acqua</i>, rappresenta veramente la dilatazione e l’invenzione del mondo, come sempre dovrebbe essere la buona poesia, che non si limita mai a semplice documentario della realtà fenomenica.

<p align=”right”>Sandro Gros-Pietro</p>

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