Prefazione

Il libro di Poesia Il salice di Alice di Giacomo Giannone rappresenta una visione tripartita come un trittico d’altare. Le tre parti sono unificate in un’unica concezione di bontà e di amore cristiano, che si dovrebbe definire con il termine corretto di agape, cioè di amore misericordioso, conciliante con la condivisione comune dei destini del nostro prossimo in un’unica concezione di umanità estesa a tutti gli uomini. Il simbolo cui il poeta si riferisce è il salice, la pianta della saggezza più volte citata nella Bibbia, che è simbolo di armonia e conforto nella fatica e anche nella gioia.
Il libro è scandito in tre sezioni, che hanno in comune la celebrazione dell’amore come unica fonte di piena realizzazione dell’essere umano, nel segno distintivo della bontà e della pace. Ovviamente non mancano di essere testimoniati anche i casi clamorosi di sviamento, di peccato e addirittura di tragedia causata da azioni umane di diabolica cattiveria. Nella perenne battaglia del Bene contro il Male, Giacomo Giannone non ha alcuna incertezza sulla vittoria gloriosa del Bene che sopravanza comunque il Male diffuso nel mondo, ma che si dimostra alla fine comunque perdente perché è insufficiente e incapace, sia pure nella sua cinica crudeltà, di piegare la resilienza del Bene che ritorna puntuale a risorgere invitto e fiorente e a riproporre l’unica strada possibile: la memoria degli affetti, il calore dell’amore, il conforto della bontà, la sapienza del­l’amore e, quindi, in una parola, l’idea universale dell’agape cristiana.
Il poeta compie il suo viaggio di sapienza con l’estro della testimonianza dedicata ai due aspetti fondamentali: quello della contemporaneità e quel­lo del prossimo, consistente nella rievocazione a partire dagli anni della gioventù per giungere a risalire fino alle antichità bibliche. Oltre allo sdoppiamento temporale, il Poeta realizza anche uno sdoppiamento di destinazione del messaggio nei due fondamentali emisferi: quello soggettivo, attinente il mondo degli affetti familiari e amicali contrapposto a quello della società civile, riguardante personaggi pubblici sia famosi sia anonimi che so­no citati come simboli di eventi che hanno assunto vasta risonanza nazionale e in qualche caso addirittura planetaria.
Apre la raccolta la poesia dedicata ad Alice Urso, la quale al tempo di composizione dei versi aveva da poco compiuto i dieci anni. Vi leggiamo l’insegnamento sul valore umanitario della poesia: La poesia, Alice, / conforta, / sublima l’animo, / ren­de serena la mente, / inonda il cuore / di palpiti armoniosi. In successione troviamo poesie dedicate ad amici e parenti come Pino e Angela Catalano, Patrizia Monfardini, a Leda, a Michele Patti, a Donatella Casapietra, a Glauco Taffara e alla famosa diva hollywoodiana Marilyn Monroe. Particolare richiamo merita la poesia dedicata alla Mam­ma del Poeta, Marietta, ormai salita in cielo, alla quale viene rivolto un accorato invito evocativo: Vieni tu, madre, / vieni da me, / anima e corpo, / la casa è piccola, / ma c’è posto per te.
Nella seconda parte della raccolta, assistiamo a una rappresentazione allargata delle vicende storiche, con riferimento sia ai fatti del recente passato prossimo, come il crollo delle Torri Gemelle di New York, sia al richiamo dei miti descritti nella Bibbia, come la vicenda di Sansone e Dalida. Ritroviamo anche gli atti di tenebroso terrorismo compiuti da esponenti di Al Qaeda sulla Costa Azzurra a Nizza; la vicenda drammatica della giovane Silvia Romano rapita in Africa, conclusasi fortunatamente in modo sereno; il drammatico sviluppo dell’omicidio del piccolo Loris Stival a Santa Cro­ce Camerina, per il quale venne condannata la madre Ve­ronica, che si proclamò innocente. Assumono importanza di primo piano anche gli eventi causati da pericolose manifestazioni meteorologiche, con straripamenti e allagamenti, come quelli causati in più tempi dal Bisagno presso Genova; anche il dramma o meglio la tragedia degli emigranti dalla povertà o dalla violenza dei loro paesi, sovente concluso con la morte per annegamento in mare viene testimoniato con efficacia dal Poeta, che poi conclude la seconda parte con un canto celebrativo del valore della Liberazione Nazionale del 25 Aprile 1945.
La terza parte conclusiva della raccolta rappresenta un ritorno al mondo soggettivo del Poeta, che nuovamente richiama alla memoria le armonie e gli incanti delle passate stagioni giovanili, che poi trovarono una svolta alternativa e definitiva nella vicenda sanatoriale vissuta a Villa Trezza, come rac­­­conta il Poeta nella sua poesia Nei sogni miei, il cui epilogo è indicato nei versi tu ad altri donata e tanti / bambini intorno / io nel gorgo dell’assenza. Questa ultima, melodiosa e toccante parte della raccolta, si conclude con la dolce evocazione dell’amore verso Pula e con il sogno ad occhi aperti di Ilaria al mare in compagnia di Aljan.
La Poesia di Giacomo Giannone è un tappeto volante che sorvola la quotidianità della vita contemporanea e l’interminabile temperie dei secoli di umanità che ci precedono e che sono rimasti scolpiti nel nostro cuore e nella nostra mente in una costruzione di miti e di leggende. Alla fine, il Poeta crea un unico ponte di congiunzione tra il passato e il presente, tra il mondo degli affetti personali e le grandi vicende collettive che toccano la pluralità degli individui: il collante è sempre e soltanto la fede nell’amore universale che unisce le speranze di tutti e le cementa nell’attesa del futuro.

Sandro Gros-Pietro

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