Nota dell’editore

La scrittura poetica di Antonio Pileggi consiste nell’esercizio dell’ipertestualità: la capacità di mantenersi in collegamento con altri testi, potenziata dalla vocazione a interpretarli. Spesso si dimentica che il maestro precursore dell’ipertestualità è Giacomo Leopardi e, chissà perché, si preferisce pensare che siano invece filosofi sia francesi sia tedeschi, scopritori con gran merito dell’acqua calda già comunemente usata a Recanati, da oltre un secolo. Pileggi ha applicato l’ipertestualità alla cultura telematica in cui noi oggi siamo immersi: poesia, filosofia, religione, narrativa, giornalismo di documentazione, televisive e docuserie.
L’impressione che deriva dalla grande varietà di fonti è quella di una coralità armonica e congruente, orientata all’obbiettivo dell’evoluzione del problema nei termini di un dilemma alternativo ineludibile. È l’Aut-Aut di kierkegaardiana memoria, che, nell’espressione di Pileggi, diviene: o l’umanità elabora e istituisce lo Ius pacis oppure è destinata ad autodistruggersi. Si tratta di un ultimatum, elaborato sulla valutazione delle informazioni più svariate che provengono da quella tale ipertestualità di cui si è già detto.
Il diritto alla pace consiste nell’affermazione che nessun popolo o nazione o etnia potrà più avanzare delle motivazioni per ricorrere alla guerra contro uno o più altri popoli, nazioni o etnie. Numquam ius belli datur: non è mai consentito ricorrere alla guerra, quale che sia il motivo addotto. Ogni forma di controversia dovrà essere ricondotta entro i confini della pacifica negoziazione fra le parti in causa.
L’affermazione di tale diritto è rivoluzionaria. Lo è ancor più di quanto lo furono l’abolizione della schiavitù, dell’origine divina del potere regale e della eliminazione delle caste sociali. L’uomo non potrà mai più per alcun motivo organizzarsi con lo scopo di uccidere altri uomini nell’esercizio della guerra. Rendere illegale qualsiasi forma di guerra presuppone una volontà comune di tutti i popoli del Pianeta di perseguire tale obiettivo.
Antonio Pileggi, pur essendo uno studioso di diritto, volutamente si astiene da elaborare o suggerire le formule con cui lo ius pacis sia destinato a trionfare a livello planetario. Semplicemente, si limita a documentare le aspettative già manifestate sull’argomento da autorità religiose, politiche e culturali. Inoltre, invita a riflettere su quale sarebbe l’altra faccia tragica del dilemma qualora l’umanità non elaborasse lo ius pacis: è la calamità definitivamente apocalittica per l’intero genere umano causata dalla guerra nucleare.

Sandro Gros-Pietro

Recensioni

Non ci sono ancora recensioni.

Scrivi per primo la recensione per “Ius pacis”

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati