Prefazione

Ecco un altro libro di poesie di Isabella Horn: una bellissima raccolta, di piacevole lettura e ispirazione. Le poesie dell’Autrice hanno in gran parte come presenza ispiratrice il Mondo Naturale: in questa raccolta il filo conduttore è ancora più evidente.
Con il meraviglioso afflato poetico presente in tutta l’opera, la Natura vi appare quasi sempre come profonda fonte di ispirazione, ma non si tratta di una natura statica, un quadro di sfondo alle azioni umane, che la renderebbe simile a lavori di altri Autori/Autrici. Si tratta sempre di una Natura che vive-muore in un eterno divenire, qualcosa di eracliteo che tutto pervade, in un Tutto-Nulla simile all’acqua che scorre.
Tutto vive, Tutto muore, Nulla vive, Nulla muore.
Già nel volume Cosmos (2020) c’era una poesia dedicata al Panta Rei di Eraclito.
In questa raccolta compare spesso anche l’effetto distruttore dell’uomo occidentale, visto come inconsapevole di appartenere a questa rete vivente di cui è solo una piccola maglia anomala.
Riporto qualche verso tratto qua e là (come invito a leggere le poesie intere):

… si squagliano i poli nel veleno del biforcuto
venale oro; s’abbassa il cielo, crolla l’orizzonte
per la morte dell’ape; la grandine ha frantumato
la luce germogliante dopo che hanno svenduto
le stagioni in cambio di sferraglianti automi.
La Farfalla, l’Uragano

L’inizio e la fine, il Tutto e il Nulla, la Morte e la Vita, un’altalena:

La chioma adolescenziale, elfica della betulla
danza al flauto del verde vento
d’aprile; ruota il firmamento
regolato da accordi perenni; il TuttoNulla,
senzanome di MorteVita,
governa il senziente
con l’avvicendarsi arcano che crea e annulla:
altalena infinita,
equamente cadenza inizio e fine del vivente.
Il Pentagramma, il Ritmo

Spesso in queste poesie troverete il Grande Spirito dei Lakota, l’Anima del Mondo di Hillmann, il Deus sive Natura di Spinoza, la spina nel fianco portata dall’uomo dell’Occidente. Ma sempre con un profondo afflato poetico.

Dolore senza rimedio: non aver mai abbastanza
amato e assaporato la tremula, piovosa
luce di marzo, preludio al risveglio dell’abbondanza
sotterranea, dono profuso dalla numinosa
Natura naturans, a dispetto dell’arroganza
dell’uomo che ha bandito rospo rondine rosa
scambiando la Rete senziente della fratellanza
con l’oro e il potere, inanimati entrambi.
Senza rimedio

Anche nelle poesie della seconda parte, l’Ex-Voto Pagano, il mondo degli altri esseri senzienti compare come ispiratore, in Athena, dove parlano il serpente, la civetta e l’ulivo, in Apollo, con le voci del corvo, del cigno e del lauro, in Dioniso, dove parlano il ca­pro, la pantera e l’edera; tutti esseri viventi-senzienti, non a caso provenienti dai due regni interconnessi, vegetale e animale, che sono tutt’uno.
Nella parte finale, troviamo un poetico riferimento agli Etruschi e al loro profondo, misterioso mondo, alla Val d’Orcia e alla terra di Toscana.
Sì, è proprio una rete che collega tutte queste poesie di Isabella: una rete senziente.

Guido Dalla Casa