Scritto in forma di prosimetro – come i Canti orfici di Dino Campana o come Une saison en enfer di Arthur Rimbaud e si potrebbe anche risalire a Vita Nova di Dante Alighieri o agli autori latini come Petronio con il Satyricon – il libro L’amore inutile di Elisabetta Giudici alterna in equilibrio parti in prosa con altre congegnate in poesia, in modo da modulare la descrizione e l’interpretazione del mondo esterno e dell’io interiore della protagonista, Astrid, sia nel racconto di ricapitolazione dei fatti sia nel canto lirico delle emozioni e dei sentimenti. Si alterna la densità del pensiero critico nell’esercizio della ragione, con la levità leggiadra del sogno analogico di un’altra vita in un altrove orfico, in una sorta di partita a tennis, nell’uno e nell’altro campo. Tuttavia, non è una sfida fatta per celebrare la vittoria di Achille, ma piuttosto per glorificare la sconfitta di Ettore, l’eroe gentile che fa olocausto della vita, perché si inchina con dignità al fato e per amore compie l’uso predestinato dell’esistenza concessa in dono ad altro da sé. Contrariamente a quanto fino a qui potrebbe apparire, L’amore inutile non è affatto una tragedia, semmai è una commedia dantesca, cioè ispirata alla dolcezza e alla divinità di un viaggio esistenziale di conoscenza e di elevazione, che si realizza nel continuo omaggio dell’unico grande pensiero e atto materiale che rende l’uomo, se non proprio figlio, almeno quasi nipote a Dio: cioè l’amore. C’è solo amore e poi ancora amore, amore per te, come canta Lucio Battisti ne I giardini di marzo: così intona il suo libro di confessione e di memoria Astrid, la protagonista, che è giunta all’incirca “nel mezzo del cammin” della sua vita, ed è quindi in grado di anticipare, se non un bilancio, per lo meno un’indicazione di orientamento dell’esperienza terrena. Ed ecco, allora, i ricordi di tre generazio­ni, fino a risalire alla nonna, grande matriarca che benevolmente istruisce la nipotina. Quanta musica c’è nella vita di Astrid, dai grandi classici come Chopin ai brani melodici moderni come My Way composto da Paul Anka e reso celebre nel mondo da “The Voice”. Quanto valore hanno gli animali, i gatti in modo particolare, ma la regina fra tutti è l’intelligentissima asina Rosina. Quan­ta importanza hanno le amicizie, che riempiono la vita di piccole e meravigliose avventure, tra i sogni e le confidenze, come quelle tra Astrid e Witty. Ma soprattutto c’è lui, l’uomo dalla maglietta azzurra, che scappa in moto, ma che prega per lei, ché sia felice: un affascinante impostore d’amore alla Clarke Gable, sullo sfondo ci sono le passioni e i colori dell’Argentina, e tanto amore, come lo canta Mia Martini in Minuetto. Un libro che riempie la mente di ricordi vivi e reali e il cuore di dolcissimi sogni, da non perdere.

Sandro Gros-Pietro

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