Prefazione

La gioiosa plaquette di Poesia di Angela Donna, L’amore quotidiano, porta con sé la levità e allo stesso tempo l’essenzialità della saggezza umana. Lo dice a chiare lettere la Poetessa quando scrive “la vita ci ha insegnato in tanti anni / che, ben oltre teologali e spirituali, / l’umorismo è la massima virtù”. L’attore e drammaturgo Moni Ovadia ha allestito lo spettacolo teatrale che s’intitola Dio ride Nish Koshe, che in yiddish significa “così così”: lo spettacolo è un insieme di colte e spiritose citazioni di grandi scrittori della letteratura nazionale e internazionale, sul tema dell’umorismo. L’umorismo e l’ironia bonaria sono due virtù uma­ne che manifestano qualcosa di oltre-umano, per dirla con Nietzsche. Sapere sorridere di sé stessi e in generale del mondo intero è sicuramente la virtù per eccellenza. Si tratta di un’affermazione di grande portata, perché possiede un fondamento di riflessione e di contraddizione che ha dei risvolti anche tragici. L’uomo che ride, romanzo noir di Victor Hugo, è un disperato viaggio nella più abbietta miseria umana condotto da Gwynplaine, il protagonista, costretto a ridere sempre perché gli è stato sfregiato il volto da bambino. Dal romanzo dell’Uomo che ride è nato Joker, l’antagonista di Batman, il fumetto americano noto in tutto il mondo: Joker è il cattivo, che ha fatto della risata il suo verso di odio e di vendetta contro il mondo. Aristotele detestava la commedia e deprecava la risata. Ecco, dunque, che l’affermazione di Angela Donna sviluppa volutamente una portata rivoluzionaria e innovativa: significa liberazione dalle costrizioni e dalle prigioni del passato; significa liberazione dai più scontati luoghi comuni; significa apertura alla gioia, un inno Beethoveniano ri­volto alla felicità di essere al mondo, come è stato concepito dal poeta Friedrich Schiller: “Tutti gli esseri bevono gioia / ai seni della natura / tutti i buoni, tutti i malvagi / vanno per il suo sentiero di rose”.
La realizzazione della felicità non consiste nel compiere viaggi, nel fare il turista per caso ovvero nell’essere un turista di professione; la felicità non è data dal fitness, dal seguire la moda, dall’accumulare risparmi sul conto corrente. La Poetessa ci dice a chiare lettere che la felicità consiste in un solo colpo di fortuna senza pari, che non ammette possibilità di paragone con nient’altro: sentirsi appagati nell’amore che si dà e si riceve dal proprio partner. L’aspetto più importante di questo amore è che la donna non è necessario che sia Cenerentola e all’uomo non si richiede di essere il principe ereditario di un regno fatato, con buona pace di Charles Perrault e della sua celeberrima favola. Angela Donna colloca la felicità non all’interno dei sogni, ma nell’amore quotidiano. Noi per quotidiano dobbiamo in­tendere “ordinario”, cioè comune, disponibile come le margherite nei prati a primavera. Un amore che può essere alla portata di tutti gli esseri umani di buona volontà. Così sembra ci dica la Poetessa. Poi, in verità, se si va a vedere dentro alla formula dell’ordinarietà di questo amore, si scopre che, invece, è un amore straordinario. L’amore di Angela si basa su una corrispondenza d’amorosi sensi e di affinità elettive, che derivano dalla cultura, dalla reciproca sensibilità, dall’appagamento condiviso dei piaceri erotici, dalla ripartizione paritaria dei compiti, dall’omaggio della cavalleria dell’uomo verso la sua donna e dall’omaggio della dolcezza femminile verso il suo uomo, da uno spirito di solare fiducia reciproca l’uno nell’altra. Va detto che quella descritta da Angela è una formula di amore molto spessa, molto densa, molto profonda: veramente è riconducibile al patto indelebile tra Adamo ed Eva, loro soli al mondo, costituiscono tutto il mondo possibile. Non c’è nulla di più seducente, di più gioioso, di più istruttivo di questi versi d’amore che celebrano il patto gioioso e paritario di alleanza tra l’uomo e la donna, e non solo nel reciproco rispetto, ma nell’incontenibile desiderio di fare ciascuno la felicità dell’altro, perché solo contribuendo alla felicità del proprio partner si alimenta la felicità di chi ama. Sotto questo profilo, allora, diviene veramente un amore quotidiano, nel senso di indispensabile come il cibo giornaliero e come l’aria che respiriamo. Se non ci fosse mai stato l’amore quotidiano, non saremmo mai stati capaci di capire che cos’è la felicità.

Sandro Gros-Pietro

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