POSTFAZIONE

Il dono di Angela tra partecipazione e immaginazione

Castellamonte appartiene al novero dei piccoli comuni italiani che hanno una grande storia alle spalle e un futuro assicurato ad attenderli. Cominciamo con il ricordare che la Reggia di Venaria, autentico gioiello architettonico, espressione della più alta concezione ambientale realizzata nel XVII e XVIII secolo in Europa, e che poi fece da scuola fino a tutto il XIX secolo, è stata progettata e realizzata da Amedeo di Castellamonte, l’architetto che, tra le altre opere, fece anche il Castello Ducale di Agliè, il Castello del Valentino, il Palazzo Reale di Torino, la Cappella della Santa Sindone di Torino e lasciamo perdere l’elenco ulteriore di palazzi e chiese, riepilogate negli archivi dell’Unesco, stilati per ricordare urbi et orbi le testimonianze più pregevoli della creazione artistica esercitata dall’intera umanità nei millenni di storia.
Tutto ciò dice ancora poco sul carattere di Castellamonte, che è anche la Città nota nel mondo per la creazione artigianale di opere d’arte in terra rossa – da intendersi, come il più umile e povero materiale di costruzione – ma di altissimo valore creativo e artistico, al punto da essere centro riconosciuto di una mostra mondiale della ceramica onorata e corteggiata anche da artisti internazionali del calibro di Arnaldo Pomodoro.
Castellamonte è la Città nativa di Angela Donna, scrittrice poetessa e critica letteraria, che assume una riconosciuta rilevanza pubblica a partire dalla fine degli anni Ottanta per giungere all’attualità contemporanea, e che contrassegna l’ultimo trentennio della produzione poetica progettata in Torino, città considerata tra le più rappresentative piazze di Poesia in Italia, già dalla fine dell’Ottocento e senza soluzione di continuità per giungere fino ai giorni nostri. Va detto che Angela Donna è nota, apprezzata e seguita anche extra moenia, non solo in Torino, sua patria di adozione, posta a soli cinquanta chilometri da Castellamonte.
C’è, in Angela Donna, un’anima a doppia dimensione, che le deriva dalla Città di origine, e che in letteratura si chiama, fin dai tempi di Dante Alighieri, lo stile basso giustapposto senza alcuna contraddizione, ma anzi in naturale continuità, con lo stile alto. Lo stile basso, come Dante insegna, è quello dell’Inferno, totalmente ispirato dalla realtà peccaminosa e contraddittoria del quotidiano, così contaminata dagli appetiti umani che si mescolano in un “meticciato” indistinguibile di passioni e di pulsioni sia nobili sia plebee, sia virtuose sia depravate, ma che costituiscono la scena del mondo reale in cui l’umanità trascorre la vita biologica. È questa la scena che si svolge nella partecipazione pubblica ai destini comuni dell’umanità.
Tale scena è totalmente sopravanzata dal cosiddetto stile alto – è quello del Paradiso – che rappresenta, invece, una realtà altrettanto concreta, ma del tutto raffinata e selezionata, perché basata sull’immaginazione creativa di un mondo alternativo ideato dall’umanità in un sogno di categorie perfette e virtuose, da cui sono espunti il male, il vizio, il peccato, la depravazione e le altre articolazioni in negativo ispirate da azioni demoniache. È questa la scena del mondo immaginario, che nella sua formulazione filosofica più semplice consiste nella visione utopica di una realtà teoricamente perfettibile, mentre nella sua ideazione più astratta conduce a una rivelazione divina dell’Assoluto che richiede un atto di fede per essere assecondata e compresa.
È un dato di fatto che qualsiasi Poeta può collocarsi – come Cecco Angiolieri insegna con il suo S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo – nello stile basso o in controtendenza nello stile alto ovvero, in emulazione dantesca, in entrambi gli stili, nel corso dello stesso viaggio di conoscenza poetica del mondo.
La scelta stilistica di Angela Donna rievoca, in una chiave di assoluta modernità, il suggerimento espresso da Dante oltre sette secoli or sono: la Poeta deve percorrere un viaggio di conoscenza poetica della vita, e deve accettare di contaminarsi il più possibile con la realtà del quotidiano, ma, contemporaneamente, deve mantenere vivida una potenza ispiratrice totalmente immaginativa e teorica tale da permetterle di intravedere un approdo utopistico dei destini dell’umanità, fino al confine estremo di pronunciare un atto di fede e rendersi quasi profeta di una visione fideistica dell’Assoluto.
L’intera opera di Angela Donna presenta il continuo contrasto tra la cantorìa popolare della condivisione entusiastica del quotidiano spicciolo, così ricco di sensualità, in un viaggio conoscitivo totalmente compreso all’interno della percezione animalesca della realtà, con l’uso dei cinque sensi propri degli animali, cui nell’uomo si aggiunge il calcolo sperimentale e verificabile della ragione e quindi della scienza.
A tale cantorìa, dall’evidenza così facilmente riscontrabile e condivisibile da tutti, si contrappone l’inno di un assolo elettivo e selezionato, educato con attenzione e con applicazione nello studio riflessivo dei testi e degli esempi di vita offerti da un’elezione ristretta di cultori dell’interpretazione poetica dell’immaginario, che veramente diviene un cammino per aspera ad astra e che può chiaramente sconfinare in un finisterrae, nel quale la ragione e la scienza non hanno più alcun diritto di cittadinanza, perché rimangono dei corpi comunque pesanti, incapaci di librarsi al di sopra della forza di gravità, che li farà per sempre procombere nella logica spicciola della realtà animalesca e sensuale, logica e scientifica.
Questa seconda dimensione, che un tempo veniva descritta con la locuzione di stile alto, anche detto stile tragico in contrapposizione allo stile comico, oggi viene normalmente indicata con l’espressione di Immaginazione, che in tempi d’attualità ha sviluppato una deriva nella cosiddetta virtualità cibernetica: il super-mondo virtuale in cui si muovono le intelligenze artificiali – le temute e temibilissime A.I. – cioè quelle forme di ragionamento cibernetico e surreale, che proprio non sanno cosa farsene della realtà animalesca, sensitiva, logica e scientifica.
Poetessa in double face, aperta al quotidiano ma anche esploratrice dell’immaginario, Angela Donna ha già svolto e sta sempre più autorevolmente svolgendo un ruolo di ispiratrice della piazza poetica torinese. Per piazza poetica un tempo si intendeva l’individuazione di un canone poetico definito per contenuti e per forme, tipico di una determinata regione geografica o, meglio, di un capoluogo regionale, per cui si diceva che la piazza poetica milanese era contraddistinta dalla poesia metropolitana che discende da Giuseppe Parini; quella torinese dall’ironia crepuscolare di Guido Gozzano; quella romana dal gusto dialettale di Pascarella e Trilussa e via di seguito. Oggi non è più possibile distinguere le piazze poetiche in base all’individuazione di canoni stilistici, ma si preferisce fare riferimento ai gruppi culturali o associativi di vario genere che operano nelle diverse città. Angela Donna ha scelto di identificarsi con l’Associazione Culturale Due Fiumi, che rende omaggio al Po e alla Dora (Dora Baltea e Dora Riparia, confluite insieme), per semplificazione indicati co­me i soli due fiumi di Torino, in omaggio alla Piazzetta cln, posta nel cuore di Torino, con le due fontane dedicate ai sopraddetti corsi d’acqua. Per onore di cronaca va detto che i fiumi di Torino sono, invece, almeno quattro per non dire cinque, in quanto non si contano mai la Stura di Lanzo, il Sangone e il Chisone, che penetrano anch’essi nel Comune di Torino. Nel caso della Nostra, la piazza poetica eletta coincide davvero con un luogo toponomastico individuato: il Borgo Dora, il Mercato del Balôn e Piazza della Repubblica, località che sono nel cuore di tutti i torinesi.
Punto centrale della conoscenza poetica del mondo in Angela Donna è la valorizzazione della Donna, come a dire omen in nomen: promozione di una scrittura poetica che pone la donna come domina, nel senso latino del termine, cioè signora e padrona, in quanto creatrice di vita, di bellezza, di armonia, di civiltà umana. Collegata alla promozione della donna, la Poeta porta avanti la tematica animalistica di difesa e di promozione del mondo animale e vegetale, con ricadute anche verso una scelta salutistica di ispirazione vegetariana. Simbolo di tale tematica è l’amore per i gatti, che proviene da una deriva culturale antichissima, collocata alle origini della cultura occidentale, precisamen­te risale all’antico Egitto e alla dea Bastet, la quale, neanche a farlo apposta, aveva il corpo di donna e la testa di gatta: sono precisamente queste le due tematiche basilari di Angela Donna, che costituiscono la pietra angolare della sua poetica.
Le scelte stilistiche sono tutte di inclinazione moderna, e sono state dalla Poeta ampiamente illustrate nelle sue premesse critiche, a questo Opus Magnum, Le anime in piazza. Si può ben dire che i Poeti di riferimento si collochino tutti da metà Ottocento per venire fino ai giorni nostri, ma resta indubbio che Angela Donna dispone di due memorie letterarie, simili a quelle cerebrali: una memoria recente, che parte da Emily Dickinson per arrivare fino ai poeti viventi tuttora in attività. Vi è poi una memoria remota, che come abbiamo visto risale a Dante, ma passa anche per Leopardi: “Caro m’è sempre il rumorio del vento” è l’endecasillabo costrutto in devoto omaggio all’incipit de L’infinito. Il richiamo al Marchese di Carabas è un omaggio ai Fratelli Grimm, valorizzatori della favola popolare de Il gatto con gli stivali. Certamente, uno degli autori che viene anche citato dalla Poeta, e che ha una presenza tematica rivelatrice e marcatrice in Angela Donna è Giuseppe Ungaretti, non solo per la sintonia dello stile poetico, così ammiccante alle forme chiuse dell’ermetismo, del discorso franto, dell’interruzione brusca, con sviamen­to e con allusione adombrata ad altri appoggi e ad altri fantasmi, ma ancora di più per il motivo contenutistico della tematica del dolore e dell’afflizione per la morte, che è la colonna portante del grande Nobel, basti citare la raccolta Il Dolore scritta in morte del figlio Antonio in Brasile, e che rappresenta una tematica centrale in Angela Donna. Tuttavia, sbaglierebbe chi individuasse in Angela Donna una Poeta dell’accoramento e dell’angoscia. Tutto il contrario è, in realtà, la Poeta del Borgo Dora, che è autrice di gioiosi e audaci versi d’amore da fare concorrenza a Saffo, Ovidio, Tibullo, Catullo, Vittoria Colonna, per giungere fino a Sandro Penna, Antonia Pozzi, Amelia Rosselli, Alda Merini, Giovanni Testori e altri ancora, grandi poeti contemporanei dell’eros al maschile e al femminile, in una libertà di forme trasversali di ogni genere, che danno pieno conto del gusto per la fisicità naturale e per la gioia di vivere che risplendono nei versi luminosi di Le anime in piazza.

Sandro Gros-Pietro