Premio I Murazzi per l’inedito 2016 (Dignità di stampa)
Motivazione di Giuria

Ambientato nella Napoli del settembre 1943, il romanzo L’ira dei vilipesi, riguarda il drammatico periodo di sangue e di rivolta della popolazione contro i nazisti nelle famose quattro giornate di Napoli e coniuga insieme realtà storiche con fatti immaginati, grazie a un intreccio giallistico attinente la morte violenta della prostituta Rosa De Maggi e l’ammazzamento del tabacchino Peppino, implicati in una complessa rete di rapporti segreti e incrociati tra camorra, partigiani, truppe alleate e forze germaniche.

Affresco storico-sociale con aspetti polizieschi ambientato a Napoli prevalentemente nel 1943, durante quelle Quattro Giornate in cui la città si liberò da sola dell’occupante nazista. Accanto ai personaggi in carne e ossa è astratto attore, anzi è protagonista il furore, sia l’ira collettiva che erompe sul campo di battaglia e ha per corollario, da parte vincitrice, stupri e altre bestialità, sia, parallelamente, la collera che s’esprime nella ribellione a privati soprusi impuniti dall’autorità e ormai insopportabili. Se un popolo oppresso può di pieno diritto ribellarsi e insorgere e se, come ammetteva addirittura san Tommaso d’Aquino, è consentito l’omicidio del tiranno quando non ci sia altra via per ritrovare la libertà, è lecito o no uccidere un malavitoso che la giustizia non riesce a raggiungere e che continua ad angariare, sfruttare e uccidere il prossimo entro il proprio quartiere? Chi, non avendo altra difesa possibile, ricorra alla difesa estrema è colpevole? e, se sì, fin a che punto? La legge può forse riconoscere la legittima difesa e assolvere?! Questo è il dilemma privato che corre lungo il romanzo attraversando la vicenda pubblica della ribellione di Napoli ai tedeschi. La scena si apre sulla morte violenta d’una ricca prostituta amica di nazisti e confidente della polizia politica fascista (OVRA) e sull’interrogatorio in Questura del suo presunto assassino, tal Gennaro Esposito, da parte del giovane e ancor inesperto vice commissario Vittorio D’Aiazzo, avversario dei metodi brutali usati in Polizia durante il Fascismo, e da parte del suo aiutante brigadiere Bordin, dapprima sostenitore dell’indispensabilità di picchiare i presunti criminali fermati per farli confessare, poi sempre meno violento grazie all’umanistica influenza del suo superiore Vittorio. Viene presentata molto in breve la situazione italiana conseguente alla caduta del fascismo il 25 luglio 1943 e all’armistizio dell’8 settembre, per introdurre al seguito di questo romanzo corale: La mattina seguente l’interrogatorio di Gennaro scoppia l’insurrezione di Napoli, cui partecipano Vittorio, il brigadiere e, stranamente liberato dal questore in persona, lo stesso indiziato d’omicidio, assieme a diversi altri personaggi fra cui la giovane, tormentata Mariapia, una dei coprotagonisti, la quale, dopo un oltraggio sessuale da parte tedesca, in combattimento “fa sfracelli di nemici sparando loro nel basso ventre e urlando: ‘Tie’, prenditelo dentro!’”: Mariapia è figura femminile dapprima colma di sogni puri, il “principe azzurro”, il matrimonio, tanti bambini, poi vibrante di sofferenza per lo stupro, non solo fisico ma delle sue stesse illusioni, da parte della brutalità di certi maschi indegni dell’appellativo di essere umano, in una società, come quella degli anni ’40 dello scorso secolo che considera la donna un essere inferiore da dominare solo perché femmina. Nel corso degli scontri avviene un altro omicidio che, almeno all’apparenza, come già la morte della prostituta, non è attinente alla rivolta: la vittima è un tabaccaio, cugino di Mariapia, che qualcuno ha sgozzato, mentre stava defecando, tagliandogli poi i testicoli. I due decessi paiono a un certo punto collegarsi, ché i defunti non solo erano entrambi legati alla camorra, ma pure ai servizi segreti americani. Entrano in scena tra un combattimento e l’altro, oltre a figure di combattenti tanto storiche che di fantasia, personaggi non belligeranti come i genitori della giovane Mariapia e l’anziano riparatore di bici Gennarino Appalle, uomo tranquillo che scopre il cadavere del tabaccaio, e sua moglie; e come un misterioso ufficiale italiano al servizio dell’OSS statunitense, il tenente Nemo, nome evidentemente fittizio che cela un’identità tutt’altro che ignota a Mariapia e alla sua famiglia. Le vicende e, in esse, le indagini del vice commissario Vittorio continuano a lungo, fino al 1952.

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