Ambientato a Torino tra il 1925 e il 1927 (per l’esattezza, si svolge in due anni e quattro mesi), con una perfetta e meticolosa ricostruzione sia toponomastica che socio-ambientale della Capitale del Piemonte, L’ultima sigaretta è sostanzialmente un libro poliziesco, che si svolge negli ambienti popolari del traffico illegale del tempo, con un riferimento stellare tanto irraggiungibile quanto immanente alla vicenda, di sensuale beltà femminile, rappresentato dalla soubrette di varietà Isa Bluette, la talentuosa danzatrice, cantante e attrice, che tra le altre deliziose doti ebbe anche il merito di scoprire e valorizzare artisti come Macario, Totò e ovviamente Nuto Navarrini, suo futuro marito. Il romanzo è un cocktail bene riuscito di fantastica immaginazione e di fedele descrizione della realtà. I due elementi sono sapientemente armonizzati e fusi insieme dalla penna abile dello scrittore. Piero Testa, i cugini Marengo, i commissari Costa e Cravero, i tanti locali torinesi citati: sono frutto di rapinosa fantasia d’autore oppure sono reperti di scrupolosa documentazione storica, come le biciclette Rambler e le Fiat 510? Tutto è confrontabile e rinvenibile su Internet da parte di un buon navigatore. Tuttavia, molto meglio ancora è navigare con diletto e con sorpresa nel mare della scrittura di Fabrizio Olivero, torinese doc e parigino per affinità, come lo sono tutti gli autentici bugianen che dimorano sulle sponde del Po, alla confluenza con la Dora.

Sandro Gros-Pietro

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