Prefazione

L’intonazione introduttiva del libro L’uomo di spalle sembra riprendere la Scapigliatura, sia pure in una totale invenzione delle forme espressive ben lontane da quelle degli scrittori milanesi di fine Ottocento, che inventarono la figura dell’artista ribelle, uomo di spal­le, alle ideologie della borghesia dominante, collocato fuori dai centri di potere e dagli ambienti sociali elitari, per nulla affatto anarchico o antisociale, ma invece dissidente verso il manierismo, il perbenismo, l’oscurantismo tradizionalista di marca tardo-romantica e manzoniana. Avvalora tale richiamo storico il fatto che gli scapigliati fossero strettamente collegati con gli artisti, in particolare pittori, scultori e musicisti, e sostanzialmente concepissero spesso e volentieri delle iniziative o altresì delle proposte artistiche realizzate in mutua collaborazione per lo più con un pittore o con un musicista – o anche con tutti e due – come appare in L’uomo di spalle, che affianca e ambienta la Poesia di Costantini con la pittura inserita ad hoc dalla pittrice Sabrina Tacci.
Il ribellismo letterario di Costantini non sorprende la critica, perché è già noto fin dai due libri precedenti, tra l’altro sempre accolti molto favorevolmente dagli addetti ai lavori. Lo scardinamento dei periodi, i salti di tematica, la sperimentazione dei suoni delle parole, gli echi fra i lemmi e i giochi di ambiguità dei significati sono un richiamo della memoria della poesia sperimentale che principia da I Novissimi di Luciano Anceschi del 1961, si afferma col Gruppo 63 promosso da Edoardo Sanguineti ed esplode con l’antipoesia e con l’antiletteratura di Adriano Spatola, Giulia Niccolai e Antonio Porta. L’uso insistito dei correlativi oggettivi (catene quadrate, armadi sarcofagi, pianti ventosi, il respiro glassato e un’infinità di altri casi) dimostra la ricchezza espressiva che deriva dall’assorbimento della lezione modernista teorizzata da T.S. Eliot e rivitalizzata da Montale. La Poesia di Roberto Costantini è un nastro di registrazione delle esperienze poetiche che risale dal maledettismo di Baudelaire – cui si ispira la Scapigliatura milanese – per arrivare fino alle esperienze del XXI secolo, cioè della contemporaneità, ma portandosi appresso gli echi lontani, come relitti di una memoria che ha patito il naufragio della classicità greco-romana, imparentata con la mitologia pagana da cui il mito di Apollo e Marsia, per arrivare fino alla contaminazione della purezza del latino classico con le espressioni dialettali delle lingue barbare presenti nei Carmina Burana, citati in trutina mentis dubia, ossia nell’incerto bilanciamento dei sentimenti. Quello di Roberto Costantini è un nastro di registrazione che sorvola, dunque, oltre venti secoli di storia occidentale, sembra il montaggio di uno sketch pubblicitario, con l’affollarsi battente di citazioni o videate della mente che si incatenano – nelle famose catene quadrate – in modo efficace e luminoso, autentiche sorti di senhal che individuano un autore, una tematica, una situazione riferibile al contesto della Poesia di Costantini. Non si avrà difficoltà a ritrovare Michelangelo Buonarroti, coll’attacco celeberrimo di Porgo umilmente all’aspro giogo il collo, tratto dalle Rime e similmente darà immediata notizia di sé il Thomas Mann di La morte a Venezia, con la sua estasi per Tadzio, che appare agganciata a un’eco di memoria bimillenaria a quella di Adriano per Antinoo. Ne deriva allora l’immediata individuazione di una massima scrittrice del Novecento, Marguerite Yourcenar, e il suo libro capolavoro Le memorie di Adriano. E non può non venire in men­te come la Yourcenar sia stata una delle più autorevoli sostenitrici dell’assoluta libertà di amore sia per l’uo­mo sia per la donna, in condizioni sempre paritarie, comprendente l’eterofilia e l’omofilia, nel ca­so della scrittrice belga, principalmente l’omofilia, esercitata per circa quarant’anni con Grace Krick, con altre numerose divagazioni intermedie, comme d’habitude. Ma anche le figure di Oscar Wilde, omofilo confesso e per questo fatto incivilmente punito e vessato dalla retrograda Inghilterra Vittoriana, come Fernando Pessoa, che ha passato la vita a impegnarsi in tutti i modi di fuggire dalla corte delle sue tante ammiratrici, sen­za mai ammettere pubblicamente la sua omofilia, ma assegnando a uno dei suoi più fulgenti eteronimi, dicasi Alvaro de Campos, il ruolo di omosessuale convinto della sua scelta.
Sull’incerta linea di confine che distingue l’omosessualità dalla eterosessualità vengono citate molte figure di musicisti come Beethoven, Chopin, Ravel e Karajan, a conferma di quella simpatia “antica” per gli scapigliati, i quali amavano tenere nello stesso mazzo delle arti gli scrittori, con i pittori e con i musicisti.
Il titolo del libro assume allora un significato plurimo: l’uomo di spalle è colui che si allontana volutamente da chi fa l’Anfitrione e domina la festa sociale, perché non può comunque condividere le idiozie di perbenismo e di falsità che pullulano nel cervello di Anfitrione; tuttavia, l’uomo di spalle, può anche essere colui che viene allontanato da Anfitrione dalla festa sociale, come successe a Oscar Wilde, perché i perbenisti lo ritengono un peccatore impenitente, incapace di redimersi e di curare le sue deviazioni erotiche. C’è un terzo significato, molto nobile dell’espressione, che è quello dell’uomo che è costretto, per il volere della sorte, ad allontanarsi dal suo passato, ma di cui conserva affettuoso e indelebile ricordo. Tale significato è quello sottolineato da Roberto Costantini nella dedica alla sua mamma Adua, da poco deceduta, ma viva, presente e amatissima dal figlio.
Il libro di Roberto Costantini non è scritto con l’intento di mettere in scena l’ennesimo outing di uno scrittore ormai conosciuto dal Pubblico per richiamare pubblicità su di sé e sul proprio compagno di vita, ma è scritto, al contrario, con l’intento di fornire un atto di omaggio e di prestigio poetico a chi – vuoi nel silenzio della riservatezza vuoi nella libera dichiarazione delle sue scelte – abbia sempre rispettato con riguardo e dedizione la capacità plurima degli esseri umani di costruire relazioni d’amore in assoluta libertà.

Sandro Gros-Pietro

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