La piccola epopea del torinese Borgo Crimea, insinuato come un cuneo tra il fiume e le verdi colline di Torino, diviene simbolo dell’evoluzione compiuta dalla capitale del Piemonte nel corso del passato secolo, e a sua volta la Città diviene l’icona della trasformazione realizzata dall’intero Paese, che da un’economia basata su un’agricoltura arretrata si evolve in un’economia industriale trainata dall’ingegneria meccanica di avanguardia. La straordinaria crescita, tuttavia, nel luminoso e autentico racconto di Carlo Bosso, avviene senza tradire le radici di cultura e di umanità del piccolo Borgo, assunto a modello rappresentativo dei destini nazionali, dove convivono pacificamente fra loro i ceti più agiati con quelli più modesti, secondo un modello così tipico della società torinese, anche guidata da una solida formazione religiosa, in cui spiccano i salesiani e le suore francesi dell’Adoration. Ma non manca neppure un gioioso omaggio alle squadre di calcio cittadine, in specie la Juventus. La forza del racconto di Bosso sta nella carica di affetto e di devozione con cui vengono ricostruite le vite, i caratteri e l’operosità dei tanti anonimi protagonisti di questa bellissima saga rionale, condotta sulla falsariga dell’autobiografia personale, ma aperta a una visione complessiva dei destini del Paese.

Sandro Gros-Pietro

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