PREFAZIONE

La misura narrativa di Dora Mauro è il romanzo breve, tuttavia fortemente scandito in quelli che chiama movimenti, non per indicare sequenze di vicende e di situazioni, ma per rilevare il musicale tempo dell’opera, allegro, adagio, rapido, ecc., che coincide sì con i momenti topici della vicenda ma soprattutto i diversi e vari punti di vista e modi di rappresentazione, con memoria, festa, avventura, satira, riflessione, commento. C’è, in ogni romanzo, un personaggio che tiene tutte le fila della storia, non con il tono dell’onniscienza, ma con quello della saggezza sorridente, del piacere del raccontare la vita, che è mutevole, imprevedibile, contraddittoria; e così guardarla e riconoscerla e raccontarla è, al tempo stesso, un privilegio e una sorpresa, perché la stessa protagonista è coinvolta, è parte di tali venture dell’esistenza.
I titoli di Dora sono sempre, se ben ricordo, rapidi: una parola emblematica, come, adesso, Mosaico. È la parola che perfettamente si adegua all’opera: l’ambientazione è un paese del Canavese, con tanti personaggi di amicale cordialità, i particolari di bar, vie, viottoli che portano ben presto fuori dal centro, e subito ci sono le asperità e le difficoltà della montagna vicina; e, dentro, accadono incontri, piccole storie, battute, conversazioni, incontri che paiono semplici e quotidiani, e, invece, sono carichi di tensioni morali e sentimentali, di attesa, di speranze, di passato. La maggior parte dei personaggi è anziana, ma conserva la fiducia sicura nella vita e nella dignità e nel rigore del comportamento politico e intellettuale. È gente chiara pur in qualche bizzarria che la caratterizza, e dà vitalità e mutevolezza al ritmo uguale del paese. Sembra che accada ben poco in questo mosaico di minima cronaca e storia, e invece scorre vivida e alacre e sensibile la verità sempre analoga e sempre diversa delle gioie e degli amori, del lavoro e dei progetti, del passato ansioso e complicato e della sorpresa di trovarsi lì, in quel lembo di mondo e di storia.
Come punto di riferimento, che, in realtà, tiene collegati tutti i personaggi e perfino i nomi delle vie e dei locali pubblici e dei paesi vicini, come una provvida custode (ma anche pazientemente ironica), è Lorena, approdata nel Canavese dopo la giovinezza calabrese e molti anni d’insegnamento in Francia. Ha conosciuto tante persone nella sua vita, e ha acquisito una serena sapienza del cuore, per cui subito individua il carattere e i progetti della persona con cui via via viene in contatto. La stagione in cui viene a compirsi il mosaico di vita è l’inverno: gelido, sì, ma riscaldato dall’amicizia, dalla collaborazione, dai segreti desideri e speranze e aspirazioni dei personaggi che Lorena ha identificato e compreso, con discrezione dando consigli, soccorsi, comprensioni, fino anche a sollecitare una scelta, a far risolvere un dubbio. I fatti sono minimi, ma Dora sa rivelare quello che c’è in ciascun personaggio dentro.
Esemplare è un episodio, che è anche quello che conclude il racconto: e ha i nomi di Biagio e Chantal e di un loro antico amore, a Montpellier in una stagione di lavoro per l’uomo. È, a Pont, il ricordo costante e vivo per Biagio, ed ecco che, per il caso che la vita offre a chi sappia coglierlo, c’è la possibilità di rivedersi, pur dopo tanti anni. Biagio invita Chantal a venire a casa sua, e la donna accetta. Dolce e animata è l’emozione dell’attesa, a cui partecipano tutti gli amici del paese. Quando Chantal giunge, questi hanno organizzato una festa in onore di lei, ma soprattutto della durata dell’amore, a malgrado dei tanti anni trascorsi. Biagio vede Chantal uguale a come era allora, e la festa significa fondamentalmente che non conta il tempo, e neppure la distanza dei luoghi, ma la verità dell’amore. È, appunto, la realtà commossa e allegra e l’allegoria del tempo ritrovato perché garantito dall’amore.
Il romanzo di Dora è la più alta sfida contro le mode, le volgarità che contengono, le degradazioni quotidiane. C’è ancora la verità del cuore, nel mondo, e c’è la saldezza morale e politica nel paese canavesano e anche in altri luoghi. Per questo Dora minuziosamente e fervidamente parla di tante figure e racconta tante vicende: sono le lezioni preziose che la letteratura può ancora proporre. Dora ha uno stile limpido, netto, alacre, che rileva perfettamente personaggi e situazioni e luoghi e lascia una lunga eco di pace e di futuro. Mosaico è il suo romanzo più sereno, colmo di speranza.

Giorgio Bárberi Squarotti

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