10,00 €
Autore: Roberto Costantini
Editore: Genesi Editrice
Formato: libro
Collana: I Frombolieri, 116
Pagine: 76
Pubblicazione: 2021
ISBN/EAN: 9788874148097
I Murazzi per l’inedito 2020
(Primo premio assoluto Poesia)
Motivazione di Giuria:
Il ringaggio della mitologia, con ricorso al dio Apollo, alla ninfa Castalia, alla cortigiana Taïde, viene sapientemente sviluppato nel poemetto erotico di Roberto Costantini Musagete, composto da cinquantadue stanze di versi liberi e corsivi, di suadente nudità espressiva, talvolta anche privati della punteggiatura, per realizzare il trionfo di una poesia analogica, che scatena il libero pensiero nelle ardite associazioni tra temi e tempi eterogenei, ma unificati nel magma ardente della creazione artistica.
La Giuria del Premio I Murazzi 2020 conferisce il Primo Premio per la Poesia Inedita.
Della vita non si chiede il prezzo
Che si legga tutto d’un fiato o ci si soffermi tra gli equilibri esperti di parole e suoni, lo si vede sin da subito: il Musagete di Roberto Costantini è impregnato di materia di vita. Respiro, capelli, sudore, sangue, si muovono in orchestra e prendono una forma animale che dà subito un inquieto senso di familiarità.
C’è una lotta lacerante, in questo animale che si materializza dall’anima nel suo disarmato e disarmante groviglio di membra, di nervi e tenacia, lanciandosi su azioni ed emozioni, restituendo e trasmettendo il valore della generosità, dell’investimento totale. Una lotta bagnata di stanchezza raccolta nei pozzi del rimpianto, dei sensi di colpa e delle croci sulle spalle, che imprime nelle istantanee di luce una forza conquistata. Il gesto poetico diventa un fiammifero acceso nel buio, la cui scintilla dà il dono rapido della chiarezza, giocando a inseguirsi con le imminenti ombre dell’oscurità che è sempre accettata, compresa, mai nemica.
Non è infrequente, nel Musagete, che i momenti di gioia siano incasellati, costretti, presi a frustate dal monito della loro caducità. Ad estasi, gioia pura, conforto umano si dà sempre una caratura crudele, quasi che la felicità non fosse mai meritata e il dolore fosse l’inevitabile epilogo. (XXI, “roveti ardenti di sorriso” e ancora XXXIV “carezza che scortica”).
In tutta l’estensione della silloge, l’animale è ferito nella carne, nelle viscere, dappertutto, in un perpetuo squarcio. C’è sempre una lama, uno spiedo, un nugolo di pungiglioni, una punta aguzza, delle unghie, a torturarlo. Ma sbaglieremmo a pensare che il Musagete sia una testimonianza di resa – tutt’altro. È un canto. Non c’è paura, non c’è ritrosia a dare tutto di sé; la consapevolezza del dolore provato, che si prova e che si proverà diventa un pilastro di resistenza. La potenza della perdita e del non-avuto hanno la stessa sincerità celebrativa dell’eros, di quella mano ad accendere un fiammifero che già c’era.
La vita che sceglie di esplodere pur conoscendo il prezzo è una dichiarazione di coraggio, un tuffo ostinato nella pulsazione, senza traccia o previsione di sconfitta. Il dolore permea l’esistenza, la esalta, la può certamente fiaccare, ma mai e poi mai l’abbatte. Ne è prova il XLIX componimento: “Sappimi diluviare dentro / come la freccia con Sebastiano”. San Sebastiano viene trafitto da miriadi di frecce e sopravvive, anche se per ragionevole osservazione dovrebbe essere morto. Questa è la chiave: trafiggetemi, arpionatemi, usate le vostre lance contro di me. Ricordi, rimpianti, gocce pure di amore e bellezza, tutto quello che mi entra nell’anima e nella carne come una punta acuminata non mi estinguerà.
Non si estinguerà nemmeno il dolore, è vero, ma darà la grazia di tacere, che è il miglior accordo che con esso si possa siglare (XXXV, “quei latrati della coscienza, quegli aghi / confitti là dove il dolore ormai tace” si guardi come è bella la frammentazione degli aghi confitti che, letteralmente, si spezzano in due distinti versi).
Il componimento di commiato, il LII, promette: “Gentile la luce / Torna a covare / E non fa più male / E non più scompare”. L’ultima immagine lascia indietro il dolore e cova, con morbidezza, rotondità, fecondità – nulla è più acuminato. È liberazione. La vittoria di chi ha capito che della vita non si chiede il prezzo, giacché non è possibile misurarne, nonostante tutto, l’immenso valore.
Giada Messina Cuti Londra, ottobre 2020
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