PREFAZIONE

Gli scrittori latini che appartennero al gruppo dei neòteroi o poetae novi, secondo la definizione di Cicerone, ispirandosi alle indicazioni dell’Alessandrinismo, si atteggiarono a innovatori, prediligendo nelle loro composizioni gli argomenti mitologici o lievi e sottili fantasie, sempre ricercando eleganza di espressione e raffinatezza di forme. Il termine oggi si è esteso a indicare recenti correnti letterarie, specie con riferimenti a poeti contemporanei che, nell’ambito di una nuova scuola, abbiano contribuito, come gruppo, al rinnovamento del linguaggio poetico. Ma è anche indicazione di individuali studi di approfondimento e di rimozione.
Giovanni F. Bertoglio è appunto alla ricerca di una nuova formula di svelata attualità che, pure dalle lontane radici classiche, si evolva nell’attenzione alla finezza e alla preziosità formale, così da esprimere senza sforzo le sfumature più delicate e i sentimenti più intimi, da rendere le immagini con una plasticità armoniosa e con una musicalità accordata. Il plurale del titolo è una testimonianza della ricchezza spirituale dell’autore che, pur nella giovanissima età, grazie al suo curriculum di studi, attinge a varie tendenze delle attuali correnti filosofiche con una dialettica compositiva che lo porta a scoprire risvolti diversi della realtà o meglio delle sue possibili interpretazioni.
Dopo un primo periodo di composizioni secondo lo stile accademico, Bertoglio, con una brusca svolta, è passato a una creatività nuova, personale, immaginifica, aperta agli aspetti un tempo ignorati o sottovalutati delle cose, scoperti da prospettive insospettate. Egli avverte come la sua personalità sia composita da una varietà di soluzioni poetiche coesistenti, più in potenza che in atto, che lo arricchiscono di visioni diverse, oltre le complesse e varie delle primitive immagini teoriche. La sua ipotesi poetica è quella di svelare un universo sconosciuto, in cui tutti gli infiniti si fondano, secondo le aspirazioni del suo animo solare.
Le sue conquistate soluzioni tecniche, che si offrono a varie possibilità di lettura, sono presenti già nella prima poesia.

Neve

Il Mondo in un Sogno
scolpito nel Marmo
di Tulle.

L’ambientazione è misteriosa, sospesa fra sogno e realtà, in un mondo irreale scolpito nel marmo dalla sofficità del tulle. La metafora del paesaggio nevoso è indubbiamente originale, ma tutte le composizioni sorprendono per l’abilità inventiva e la novità descrittiva. Così i Gabbiani sono “Libri dalle lunghe pagine (che) / volteggiano / nei ricordi del Cielo”, Alberi spogli aspettano “Zampilli di Vita / ghiacciati nel Tempo / di un Sogno”, la Bellezza è interpretata da un bambino che saltando voleva “carezzare il Sole”.
Colpisce, unita alla quasi totale assenza di punteggiatura, la concisione estrema dei testi, che evidenziano il nitore espressivo, la luminosità della parola limpidissima, sicura ed esatta. Nell’economia della scrittura importanza essenziale acquista il titolo che si fonde con i versi e li completa, quasi ne dichiara il significato, ma nello stesso tempo lo stravolge. Alcuni termini ostentano la maiuscola, a sottolinearne la funzione quali punti di appoggio nella struttura incisiva e profonda del discorso.
La natura è spesso il portante tematico, ma una natura filtrata attraverso l’occhio invasivo del poeta, che ne coglie aspetti e gradazioni particolari, quali normalmente non sono registrati dalla distratta comune disattenzione. E il clima si porta spesso ai limiti del surreale, anche se all’apparenza di una tranquilla normalità: Stellata (“Anche l’Universo / quand’è triste / … sospira”); Cullano (“Il sonno dei / Fiori / le lunghe / mani di / Luce”); Notte (“S’adagiano / le Palpebre del / Cielo / Il Nulla / di Nulla / s’asperge”).
Anche le sintetiche confessioni d’anima sono addugliate in immagini pudicamente diversive: Luce (“Il tuo splendido volto / in me s’insinua… / Spira un colore / sulla tela”); Risveglio (“Calpesto frammenti / di morte Chimere”); Solitudine (“Occhi paurosi / fissi su di me / Nuoto nel / Buio”).
Alcuni reiterati lemmi, quali profumo, pioggia, lacrime, sono spia di particolari emotività, come questo esemplare compianto: Profuma di Vita / sfumata / la Rosa sull’ / asfalto.
Una lettura attenta rivela come flash apparentemente descrittivi adombrino comprensione e partecipazione per le pene dell’umanità, per il Mendicante sdentato, per una piccola Mano di bimbo derubata dell’Eterno, per il Vecchio cieco. Non ancora pienamente percepita, c’è in Bertoglio anche una religiosità sottesa, che a volte enigmaticamente riassume Dio in un “Fuggevole / anagramma / dell’Eterno”, a volte rivela la gratitudine dei partecipanti alla Mensa dei poveri che si fanno sorridendo “un segno della Croce”, a volte esalta la pietà di Lei: “Mostrami le tue Orme, / le seguirò a ritroso, / così potrò sapere / dove vanno i pensieri, / dove si tergono / le lacrime dal viso / di una Madre, / dove sorge l’Eterno / e ciò ch’è morto / Vive”.
Certo l’autore, dotato di singolari capacità espressive, di acuta sensibilità e di sincera vocazione, si impegnerà nel lavoro di ricerca e realizzerà alternative soluzioni strutturali. Questa prima esperienza fa presagire un ottimo futuro percorso.

Liana de Luca

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