14,00 €
Autore: Michele Battaglino
Editore: Genesi Editrice
Formato: libro
Collana: Le Scommesse, 523
Pagine: 160
Pubblicazione: 2018
ISBN/EAN: 9788874146567
La Giuria del Premio I MURAZZI 2018 ha conferito all’opera di narrativa Racconti basilicatesi di Michele Battaglino il Premio per l’Inedito, con l’unanimità dei consensi, e ne ha promosso la pubblicazione, per l’alto valore letterario del libro, espresso in un linguaggio limpido e corsivo, ricco di sapide forme dialettali e illuminato da una cultura umanistica tanto vasta quanto profonda, a testimonianza e a rappresentazione di un popolo della Basilicata di antica formazione, operoso e gioioso, di derivazione contadina, oggi aperto all’accoglienza e alla terziarizzazione dell’economia, con sconfinamenti anche in altre Regioni dell’Italia, come la Versilia, la Romagna, il Friuli-Venezia Giulia, la Campania e altre terre, a dimostrazione dei valori unitari ed equivalenti dell’intero Paese e del suo cammino di evoluzione sociale.
Per onestà intellettuale devo informare gli eventuali lettori che questi racconti non sono farina del mio sacco. Un caro compagno di studi e poeta, morto prematuramente l’anno scorso, me li ha lasciati per risistemarli e pubblicarli, ma non a nome suo, perché lui, buonanima, vuole essere ricordato solo come poeta (per i suoi sette libri), e non come narratore. A dirla tutta, era intenzionato a buttare il dattiloscritto nel bidone della spazzatura. Ho fatto appena in tempo a fermarlo e a convincerlo che era giusto dare ai personaggi, creati e descritti dalla sua fantasia con tanto affetto, la possibilità di continuare a vivere ancora un poco, prima di finire definitivamente nel regno di Lete.
Io li pubblico col mio nome innanzitutto per rispettare la volontà dell’amico, buonanima, ma anche (voglio essere sincero fino in fondo) per un pizzico di vanagloria nel vedere il mio nome stampato sulla copertina del libro. Per completezza di informazione, devo aggiungere che il mio caro amico (pace all’anima sua!) mi ha dato carta bianca nel modificare alcuni periodi o qualche parola e nell’operare tagli qua e là.
Fosse stato per me, avrei cambiato volentieri l’aggettivo del titolo, ma su questo l’amico è stato intransigente. Del resto, soprattutto nel sec. XIX, l’etnico basilicatese era usato frequentemente. Ricordo, a titolo esemplificativo, alcuni autori: Giuseppe Racioppi (Fonti della storia basilicatese al Medio-Evo: l’agiografia di San Saverio del 1162, Roma, Barbèra, 1881), Vincenzo Solimena (Ricerche linguistiche sul dialetto basilicatese, Rionero, tip. di Torquato Ercolani, 1888), Michele Gerardo Pasquarelli (Medicina popolare basilicatese, s.n., 1897) e Giuseppe Gattini (Saggio di biblioteca basilicatese, Matera, tip. della Scintilla, 1908).
Qualcuno dirà: «Ecco la solita finzione letteraria, che ha infettato tutte le letterature del mondo. Ormai abbiamo le tasche piene di simili sotterfugi». E ricorderà almeno il manoscritto di Turpino (che starebbe alla base del Morgante, dell’Orlando innamorato e dell’Orlando furioso), il manoscritto in aljamiado dello storico arabo Cide Hamete Benengeli (che Miguel de Cervantes Saavedra dice di aver tradotto e utilizzato per El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha), l’anonimo da cui attinge Daniel Defoe in Memoirs of a Cavalier, il manoscritto anglo-normanno di cui parla Walter Scott a proposito di Ivanhoe, il manoscritto seicentesco dilavato ripetutamente ricordato da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi, la pergamena del 1307 scritta ad Accra e ritrovata in Egitto da cui Paulo Coelho avrebbe ricavato il romanzo Manuscrito encontrado em Accra, e tanti altri…
A me non interessa se mi si crederà o no. Importante era ed è aver confessato la verità. Ora la mia coscienza è tranquilla.
M. B.
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