Prefazione

Il livello attuale di ricerca poetica di Renato Greco – in altre parole il suo personale stato dell’arte in Poesia – è quanto di più vasto e nel contempo di più coerente si possa dire riguardo a un Poeta che ha sdoganato non già il vasel di dantesca memoria ma una sorta di invincibile armata di libri di Poesia, successivamente raccolti in repertori di diverso genere e poi nuovamente disigillati per inserirli in altre antologie e in nuove ricapitolazioni, con sempre nuovi apporti creativi, aperture di altri orizzonti, proiezioni verso modi e mondi innovativi. Tuttavia, nel respiro di questo mare poetico movimentato verso l’approdo e la risacca, lo sbocco a riva e il risucchio al largo, Renato Greco ha sempre saputo mantenere fondanti i suoi interessi e il suo modo di essere nocchiero d’altura nell’oceano della poesia.
La barra è dritta sul personaggio dell’io-poeta, che mai scompare nella vasta e diversificata produzione, ma che anzi diviene, nel succedersi delle vicende stilistiche e delle forme espressive, un sicuro punto di orientamento e di riconoscimento del personaggio interprete di un mondo così differenziato e particolareggiato in panorami e in angolature sempre mutanti.
L’eros, nelle sue forme diversificate, che vanno dal fremito dei sensi all’elevazione mistica, è il secondo palcoscenico di recitazione e di intreccio della vicenda. Il fascino femminile, nella magia dei legami fisici e più ancora dei sogni ad occhi aperti, è certamente una delle corde di maggiore incanto del Poeta, Laura Debbo dire dei tuoi seni / ch’essi sono l’ottava meraviglia / Che hanno forma di candide biglie / da discoprire e da accarezzare / maneggiandoli con delicatezza / come si fa coi beni più preziosi // Seni dall’aure appena segnate / con due boccioli rosa da… adorare
Vi è una terza piazza di recitato e consiste nell’incanto della natura, più esattamente nello studio dei sortilegi dei luoghi più disparati del Pianeta, ma con una netta predominanza per le visioni naturalistiche e cittadine del territorio italiano, che è entrato nel cuore e nella penna del Poeta, come il mare penetra nelle spugne, fino a divenirne parte costituente. Tuttavia, abbondano i viaggi esotici, che sono sempre un cocktail di spazio e tempo, Amate immagini di Tenerife / fra Gran Canaria e La Gomera // Nel paese di Puerto de Cruz /e altrove, Parti! Vai lontano da qui e non ti fermare! / vai più lontano che puoi! Sì, vai / liberamente alle sorgenti del Nilo / e del Gange e di tutti i grandi fiumi / della Terra! Alle radici nascoste / del mondo Alle terre del freddo boreale / –- o dove si alzi il canto mistico dei bonzi / e se ti piaccia alle rive del Dnepr.
I versi sovente si assemblano fra loro in una prosa poetica e compongono un racconto, con delle sospensioni, degli a capo, con proiezioni di significati come in un mondo digitale o cibernetico. Nel testo l’evasione onirica coabita con la memoria antica, le situazioni contadine, i villaggi rurali, i deschi delle cascine, Sono spariti i vaccari di un tempo / persi nei dedali delle città / che si sono allargate a macchia d’olio / maculando gli immensi territori / dove restano in panne nei deserti Autocarri imponenti con rimorchi / e ruote alte due metri o poco meno / e si notano fabbriche e cascine / poche ancora vive e tante in rovina.
Frequenti finestre si aprono sui panorami improvvisi dell’interiorità, le nebbie del dubbio, le stasi del pensiero, come incanti o smarrimenti, cui si alternano accelerazioni e strappi, autentici voli. La realtà diviene un algoritmo elastico, si intravede una frangia, un petalo, una miniatura curata ma inserita in un contesto imprevisto: le onde stavano zitte sotto il ghiaccio / Era passato tanto di quel tempo / da fare incanutire ogni capello / che volesse ancora inclinare al bruno / […] / La nave irrimediabilmente morta / era stata dichiarata in disarmo / e aspettava di essere smantellata.
Altrove si formano racconti di posture immobili, statuarie, quadri complessivamente bene disegnati, anche portatori di valori civili, di impegni etici, con confidenze rassicuranti, nel trionfo della ragione e del perbenismo borghese, come in un quadro di Edward Hopper, profondi squarci sulla solitudine, Qui dove sempre vivo è la mia patria / che non cambierei con un’altra al mondo / Anche qui maltrattano i diversi / Ma finalmente parlo la mia lingua / Mi vesto e mi comporto come tutti / Mangio e bevo prodotti nazionali / seguendo la moda che qui ha la casa / con tutto ciò sento che qui mi odiano / come mai fui odiato in Austria / in Olanda Danimarca Norvegia / e in Germania in Ispagna in America!
Renato Greco è il più significativo poeta italiano di chiaro atteggiamento e sostanza oblativi, si dedica all’offerta della sua parola di writer esattamente con l’estro e la generosità dei grandi autori moderni di murales d’autore, di fama internazionale o al contrario anonimi, che riempono di immagini strabilianti e incantatrici i muri delle case delle città, sia i modernissimi centri commerciali sia le catapecchie di periferie, costruendo una rete di doni d’arte, fra immagine e parole, che rendono più ricco il mondo in cui viviamo. Rendere più ricco il mondo con le parole della poesia è precisamente la missione artistica di Renato Greco, il suo personale stato dell’arte.

Sandro Gros-Pietro

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