Prefazione

Nel libro di Poesia Teoremi d’eternità il poeta Gaetano Pizzuto non si prefigge di istruire una di­mensione metafisica dell’Essere né di impartire al lettore una lezione sull’esistenza sovrumana dell’Eterno e sulle declinazioni dell’Assoluto. Lo si intuisce già dal titolo, in quanto il vocabolo eternità è indicato in minuscolo, per sottolineare una condizione di ordinaria umanità, condivisibile da tutti gli esseri umani che abbiano a cuore la costruzione di una propria educazione sentimentale, per dirla con Gustave Flaubert, cioè una particolare sensibilità nel sentire le dinamiche dell’animo umano e una vocazione conclusiva a ricapitolare i capisaldi della propria esperienza terrena. È ciò che avviene a Frédéric Moreau nel capolavoro di Flaubert, L’éducation sentimentale, ed è quanto prospetta Gaetano Pizzuto nel suo splendido libro di poesie: impostare la vita come fosse l’occasione unica e irripetibile per affinare i sentimenti umani di relazione con il prossimo e con l’ambiente, per poi trarne una conclusione. Il messaggio conclusivo che scaturisce dalla lettura del libro è la vittoria dell’amore come la sola luce capace di illuminare l’esistenza degli uo­mini. L’amore illumina non solo la vita, in tutta la sua interezza, ma si spinge anche oltre la vita, come chiaramente indica l’Autore già nella prima poesia di introduzione, dedicata alla figlia Amalia, prematuramente scomparsa: “Proteggici, Stellina, dal Tuo cielo / da quel posto dove è l’anima tua bella. / Pensami, dovunque tu sia…”.
Il libro è costruito in forma di poema, in quanto molta attenzione è rivolta allo sviluppo tematico del contenuto, il quale a sua volta è inserito in una forma contenitrice studiata con armoniosa cura: si tratta di diciotto brevi canti ciascuno composto da sette poesie (se si preferisce, si potrebbero anche definire sette stanze). In più, quasi in forma di protasi con la successiva invocazione, il Poeta ha inserito due poesie iniziali che introducono l’intera struttura poematica. In totale si contano centoventisei poesie, più le due iniziali. L’obiettivo dell’intero opus magnum è quello di elogiare in forma poetica i valori fondanti della vita, che si ripetono sempre nell’esistenza di ogni uomo dei nostri tempi. In tal modo si spiega il motivo per cui il Poeta parla di “teoremi d’eternità”: si tratta di un’educazione sentimentale che è applicabile, nei tempi della modernità in cui viviamo, in modo continuo e universale. Infine, non va sottovalutato il fatto che, seguendo un’inclinazione non nuova nella storia della Poesia, ma anzi particolarmente diffusa e praticata in tutto il Novecento, il Poeta ha realizzato un’alleanza creativa con la pittrice Franca Oliveri, per cui ognuno dei diciotto capitoli o canti è caratterizzato da un’immagine liberamente interpretativa del contenuto svolto nelle sette stanze di ogni canto.
Il primo capitolo si nomina Estasi infinita e svolge la funzione dell’ouverture tipica delle opere liriche: serve a introdurre il Lettore nell’atmosfera di so­gno e di attesa, sospeso tra la dolcezza dell’amore e la malinconia del passato, che caratterizza tutta l’opera: “I sogni seguono notturni sentieri / la meta è laggiù, nell’alba / ove dimora nell’attesa il tempo / e do­ma­ni, il sole, al risveglio / regalerà tutto quanto / sa­prà raggiungere il cuore”. Il secondo capitolo si chiama Ah, l’amore e rinnova il sentimento del sogno e la nostalgia del ricordo di cui si è detto, declinandolo nelle for­me delicate e luminose dell’eros: “Reiterati gli sguar­di, mai sazi / bruciavano tra specchi d’insonnia / ed alle prime luci dell’alba / il mio cuore, ebbro di vento / ancora tremava, nella tua mano”. La sera, la notte e il mare rappresentano le scenografie predilette dal Poeta per intonare il suo canto musicale di nostalgiche armonie dedicate alla bellezza del mondo e alla dolcezza dei rapporti umani, come si legge nei due capitoli seguenti, La sera… poi la notte e Sul mare: “Lande d’azzurro, ormeggiate qui, / tra i moli della sera / quando, inesorabile e sublime / l’argentea falce della luna / feriva la solitudine della notte”. Seguono le quattro stagioni, come nelle composizioni musicali di Antonio Vivaldi, dedicate a Primavera, Estate, Au­tunno, Inverno, nelle quali si alternano i motivi di rigoglio e splendore con quelli nebbiosi e umbratili al variare delle condizioni climatiche e degli umori del Poeta. Con il capitolo L’eterno amore, riesplode il canto nel trionfo delle emozioni e dei sentimenti, che perdurano oltre il logorio del tempo: “Do­po mezzanotte / in qualche luogo lontano nel tem­po / resteranno per sempre / le nostre parole d’amore”. Sulla lunghezza d’onda dei ricordi del tempo passato è impostata anche la sezione che si chiama Pensieri e ricordi, nella quale è inclusa l’accorata stanza dedicata agli Invincibili del Grande Torino, scritta nel 70° anniversario della tragedia di Superga, avvenuta il 4 maggio 1949: “Nella valigia vi siete portati l’amore, / il pianto e il rimpianto del mondo / e giun­ti alla soglia, vi siete voltati / per un ultimo sguar­do… laggiù / a quelle gradinate d’arena vuote / senza più inni, echi, senza bandiere”. La sezione Tra i mali del mon­do è dedicata alla speranza che l’umanità riesca a traguardare gli oceani di cattiveria e di malvagità che separano le genti e che si componga un comune pensiero di armoniosa unità: “Dieci, cento, mille giorni / a sognare che nel cuore / di tutti dimori l’amore, / che il profumo d’una rosa / non è mai banale, / che le più piccole cose / hanno un valore grande”. Il dodicesimo capitolo si chiama Nell’incanto della natura e riprende i motivi elegiaci di ispirazione bucolica e virgiliana nel­l’ammirazione della natura, per lo più osservata nello splendore dell’estate. Invece, il tredicesimo ca­pitolo, Dolci attimi, ripropone una dimensione di in­timità lirica e di armonia del sentire, in una naturale estasi con la natura, ma ritroviamo anche una seconda ode dedicata agli Invincibili del Grande Torino, nella poesia Qui dorme il tempo, questa volta con un amarcord in chiave d’affetto filiale, cioè dedicata dal Poeta alla figura del padre, con accanto il Poeta ancora fanciullo: “Qui mio padre gioiva, soffriva, / viveva, ed un bimbo sognava”. Brividi di vita è il quattordicesimo canto che intona i ricordi alle dolci emozioni del passato, tra le quali va segnalata la poesia dedicata al figlio Alessandro: “Lassù, figlio mio / sulle sommità più irraggiungibili / annuserai il silenzio, quando tace il vento / ed ai confini remoti del tempo / sentirai un brivido di déjà vu”. Il quindicesimo capitolo si chiama Rimpianti d’amore e rivela apertamente la nostalgia e il rimpianto delle serene e intense ore d’amore vissute in un passato che ora sopravvive solo in tenero ricordo. Anche il sedicesimo capitolo, Tra le braccia della nostalgia, è dedicato a rinnovare l’incanto delle ore felici, sovente trascorse in una cornice marina prodiga di mille incantamenti, come leggiamo nella delicata e struggente poesia I calici del cuore. La pe­nultima sezione, denominata Bellezza d’intorno, intona un canto di attualità dedicato alla bellezza ordinaria della vita, osservata nelle occasioni di vita comune che ci possono sorprendere e stupire per la loro soavità semplice e impagabile, come si legge nella delicatissima poesia che si chiama Giochi di bimbi nei parchi: “Sprizza dalle fontane / l’azzurro flusso dell’acqua limpida / e tra i viottoli ghiaiosi dei parchi / si rincorrono spensierati i bambini / nell’ingenua dolcezza / della loro infanzia così indifesa, / fragile, eppur felice”. L’ultima sezione, Tra canzoni e poesie, del “poema” di Gaetano Pizzuto riserva una gioiosa e apprezzata sorpresa, perché contiene i testi di quattro canzoni, affiancate alle tre ultime poesie dell’opus magnum: sono testi di candido nitore poetico tracciati tra l’amore e la riflessione, sospesi tra i ricordi e l’attesa, come è nello stile sempre riconoscibile e personalissimo di Gaetano Pizzuto, autore di straordinaria dolcezza lirica e purezza di sentimenti, che ha saputo con continuità costruire un mondo incantato di sogni compiuti ad occhi aperti, con la dichiarata intenzione di contribuire a edificare un futuro migliore per l’intero mondo.

Sandro Gros-Pietro

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