Premio I Murazzi per l’inedito 2016
(Dignità di stampa)
Motivazione di Giuria

Con un delicato amarcord felliniano, si ricostruisce l’età dell’adolescenza e della gioventù del protagonista, un ragazzo monferrino che lascia la città natale, dove ha conosciuto il suo primo amore per intraprendere il lungo viaggio della vita e si reca dallo zio a Torino per laurearsi. Ma l’amore abbandonato cresce sempre più dentro di lui, finché si arriva al tempo attuale in Australia, quando si manifesta l’occasione di capire fino in fondo l’importanza e il ruolo irrinunciabile del vero amore.

 

 

Il romanzo di Carlo Bosso Terre di amori e di ombre è veramente una ricerca del tempo perduto che alla fine approda alla dimensione del tempo ritrovato. Si tratta di un inno alla riconciliazione, ma non pronunciato in toni trionfalistici o celebrativi, bensì realizzato con un sapiente miscuglio di esperienza della vita e di analisi psicologica dei personaggi. Marcel Proust è il modello di questa narrativa morbida e sognante, in cui la rammemorazione del passato è indissolubilmente fusa con l’aspettativa di discoprire il futuro e di trovare uno sbocco significativo della vita. Il romanzo è movimentato sia nello spazio – tra Casale Monferrato, Torino e l’Australia – sia nel tempo, a principiare dal 1950, anno in cui nasce il protagonista, per arrivare al 1985, anno in cui si sospende il viaggio nella memoria – ma con continue analessi negli anni della seconda guerra mondiale. Il protagonista è un “Io” impersonale che racconta la sua vicenda, senza mai individuarsi con nome e cognome, proprio per sottolineare sia la rappresentatività emblematica dell’Io anonimo sia per marcare la natura interiore del suo viaggio spazio-temporale. Sono al contrario molto bene delineati tutti gli ambienti sociali assai differenti che vengono esplorati nella giustapposizione tra il borgo di campagna e la vita metropolitana in Torino, nonché messi a confronto con l’avventura nel nuovo mondo australiano. Il nocciolo dell’intreccio consiste nella riconciliazione di un figlio abbandonato all’età di cinque anni dal padre che si ricostruisce una vita alternativa in Australia. L’abisso, di rancori e di colpe, che si spalanca tra padre e figlio è anche drammatizzato dai postumi della resistenza partigiana, che prende avvio dall’armistizio del 8 settembre 1943 e giunge al suo acme con il 25 aprile 1945. In molte zone di Italia, dove più forte fu la Resistenza, come nel Monferrato e nelle Langhe, si crearono autentiche situazioni di guerra civile, che lasciarono dei risentimenti difficili da superare all’indomani della liberazione. Il significato profondo di questo splendido romanzo di Carlo Bosso sta nell’indicare il cammino della conciliazione, consistente in una ricerca delle ragioni meditata di unione civile fra tutti gli italiani e nell’indicazione che il viatico per costruire il futuro consiste nell’autenticità dell’amore, esattamente come dicono gli antichi per bocca di Virgilio, Omnia vincit amor. Alla fine la storia d’amore tra l’Io narrante e Cristina si sovrappone e si fonde con quella della riconciliazione affettiva tra padre e figlio. Un ro­manzo da leggere con il piacere dell’intrattenimento che diviene anche trasmissione di civiltà e di cultura.

Sandro Gros-Pietro

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