<B>PREFAZIONE</B>

Una composizione di poesie che si istituisce secondo quattro aree tematiche, identificate ciascuna da una “parola chiave” alla quale l’autore si ispira. Tale è la raccolta proposta da Davide Steffanone, di professione farmacista, ma fortemente orientato, in ordine alla dimensione proiettiva dei propri vissuti, secondo un’espressione poetica intesa e vissuta in termini simbolici. La prima di queste parole ha un riferimento medioevale cavalleresco, ed è appunto “cavaliere”, che identifica colui che lotta con animo puro per la difesa dei più deboli e per l’onore ed anche per purificare se stesso. Una dedizione alla giusta causa, che può portare anche al sacrificio. “Cavaliere, – dice appunto Steffanone nel componimento <i>Voce</i> – cadi sotto le frecce / che attraversano la tua armatura / azzurra”. E poi ancora: “Solo, sei dinnanzi alle risposte di cosa / accadrà. Non ti resta che seguire una voce / che attira la tua ormai fioca vista: debole / per il sangue versato, ti volti nella speranza / di una risoluzione. La voce si presenta: / – Cavaliere, io sono l’Istinto… / È tempo di andare: seguimi!”. La seconda “parola chiave” è “Lupo”, che fa riferimento ad un’altra dimensione drammatica, quella della socialità che viene meno alla sua funzione positiva. La posizione di Steffanone è caratterizzata da una problematicità di relazione, che lo induce a dichiarare apertamente di essere come un lupo solitario, “dallo sguardo di sfida”. “Scelgo tendenzialmente passeggiate in solitaria – afferma – piuttosto che intessere amicizie che non portano a nulla”. “Montagna” è appunto la terza “parola chiave”, che svolge una funzione terapeutica per lo spirito. “Montagne – dice l’autore – energia metafisica” che induce a “sentirsi liberi e a trovare una forte spiritualità nella roccia”. Infine, esemplare in tale ordine è il componimento <i>Trekking</i>: “Salendo, il vento diventa il mio respiro, / la dura roccia, il mio corpo, lo spirito guida / della montagna si fonde con la mia volontà / e ad ogni passo, fatto con incontenibile / emozione, viene posto ordine nel caos da cui / provengo. / Poi, finalmente silenzio”. La compenetrazione è totale, lasciando comunque aperta la dimensione soggettiva che, in quanto capace di pensiero e di decisione si eleva al di sopra del processo cosmico che ha trasformato il disordine iniziale in un tutto ordinato. Infine, “Mitologia” è la quarta “parola chiave”, che pone la questione del soprannaturale divino e del destino, che Steffanone prospetta in termini dubitativi, affermando con sofferta ironia che egli continua a non dare risposta. “È affascinante continuare a chiedersi se esiste un’entità superiore, – afferma quindi – che governa tutto e tutti. Il nostro destino è tracciato da una rotta predefinita oppure lo creiamo vivendo?”. L’autore è dunque fermo nella sua posizione fortemente critica nei confronti dell’umanità avendola, come il dantiano Farinata degli Uberti, anche se solo per certi aspetti, “in gran dispitto”. È allora la profonda ferita provocata dall’atteggiamento altrui che suscita la reazione di Steffanone. In siffatta condizione esistenziale spunta comunque la dimensione del sentimento e propriamente dell’amore, anche se segnato da un destino problematico, come se, conformemente al detto antico, gli dei fossero invidiosi. “I tuoi occhi mi chiedono / aiuto, non so più leggerli / – osserva nella poesia <i>Aiuto</i> – L’eco della mia anima / riecheggia nel mio silenzio / quotidiano nel mio annuire / assente. Tra i valichi dei / miei pensieri non riesco / nemmeno a intravedere / da quale parte provenga / il tuo bisogno di me”. “… e mi trovo a correre e poi volare e / ancora a correre per raggiungere quel / volto che scompare fra la moltitudine”. Ma la volontà positiva non si rassegna ai giochi illusori del destino. “Strano è il caso: eccoti / – dice l’autore nel componimento <i>Destino</i> – dinnanzi a me, o Afrodite che / con le Càriti, il riso, gli amori, / i giuochi e tutto il corteggio, ti / servi per conquistare il cuore / degli dei e degli uomini”. “Starti accanto, Dea della bellezza / e della Grazia, mi fa capire quanto / sia importante l’essere immortale”. Così afferma Steffanone nell’ultima poesia della raccolta, che ha lo stesso titolo e costituisce l’ultima composizione del volume “Sospiro di attimi che invadono / lo spazio temporale in cui vivo”. Davide Steffanone offre dunque con questa sua produzione poetica la rappresentazione del suo profondo vissuto, quale si istituisce in relazione all’identità che la persona umana costruisce sulla base delle sue esperienze e delle sue riflessioni sul tema primordiale dell’amore sia nel senso propriamente passionale sia in riferimento alla dimensione etica dell’amore nei confronti degli altri in quanto tali. Un contributo importante il suo, terapeutico sul piano dei sentimenti, in un contesto di diffusa indifferenza e di superficialità delle relazioni interpersonali.

Giorgio Straniero

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