PREFAZIONE

Wilma Minotti Cerini possiede le moltitudini. Il Viaggio intorno a me stessa lo dimostra con chiarezza: vi sono tutte le combinazioni di colori, di suoni, di emozioni, di eventi che rappresentano per simboli e per metafore il nostro tempo contemporaneo. Nata poco dopo l’inizio della Seconda Guerra mondiale, la scrittrice ha testimoniato la seconda metà del Novecento e il primo quarto del Duemila. Le sue opere descrivono l’inatteso riscatto italiano dalle ceneri della guerra e l’ascesa vertiginosa del Paese che da fanalino di coda dell’Europa occidentale è passata a divenire la terza forza ispiratrice dell’Unione Europea, insieme a Germania e Francia e ha sviluppato una cultura e uno stile di vita che si sono imposti come modello di realizzazione delle facoltà espressive e del modo di vivere a livello internazionale.

L’esperienza umana della scrittrice viene da lei stessa interpretata come destino collettivo estensibile a tutti i suoi contemporanei, motivo per cui il viaggio intorno a sé stessa diventa il viaggio dentro la realtà sociale dell’Italia, a principiare non solo dal periodo della sua nascita, ma con una risalita predatata alle sue origini familiari, cioè al tempo dei suoi genitori e dei nonni, con una partecipazione diretta e autenticata dai racconti dei progenitori, fino al punto di dilatare la moltitudine delle esperienze e integrare il suo vissuto con quello dei suoi ascendenti. Il viaggio diviene, allora, un movimento liquido dentro un tempo vasto che supera il secolo, dall’inizio del Novecento, con lo scoppio improvviso della Prima Guerra Mondiale alla contemporaneità della pandemia del Covid e dell’invasione dell’Ucraina operata dalla Russia. Tutto si tiene, in un alternarsi continuo della sfera privata con quella collettiva e di solidarietà sociale, in uno sviluppo del discorso che funziona come le sinapsi cerebrali, per salti, impressioni, approssimazioni, emozioni e colori.

Leggendo il libro, il lettore entra nella memoria complessa della scrittrice. Una memoria che è costruita sia con immagini pubbliche sia con foto private; le prime sono perfette e definite riproduzioni di opere d’arte; le altre, invece, imprecise e sbiadite istantanee fotografiche quasi occasionali, ma che hanno il sapore ghiotto dell’autenticità. La scrittrice ci dimostra che la cultura necessaria a elaborare il significato profondo della vita e del tempo che passa proviene sia dai libri patinati sia dalle schegge memoriali del vissuto. Il viaggio, allora, per un lato è un documento di ricapitolazione e riordino dei magazzini memoriali collettivi dell’intera società, ma per altro lato è l’apporto confidenziale, quasi confessionale, che la scrittrice offre e incastona come una gemma che brilla di luce propria, ma in armonia con il diadema collettivo in cui è collocata.

Il metodo di indagine e di illustrazione dei contenuti è ovviamente basato sulla rigorosa capacità di controllo dell’espressione, che la scrittrice mantiene sempre in una dimensione di immediata efficacia, con un linguaggio tanto di valore quanto scabro. La scrittrice, come un cocchiere che governa la carrozza, impone ai suoi cavalli un ritmo intenso e continuo, alieno da enfasi entusiastiche, da passi ricercati e pomposi, ma al contrario sempre attaccato all’attrezzo, per condurre con energico vigore una narrazione più finalizzata e utile a comprendere la natura delle cose del mondo, anziché a elaborare un’estetica cerebrale e teorica delle potenzialità astratte della letteratura. Il problema della gnosi – cioè l’avvistamento dell’ineffabile, di ciò che non rientra nell’esperienza verificabile – è affrontato a livello di sensualità, in quelle alternanze di emozioni indescrivibili, nell’arcobaleno iridato delle emozioni umane, che spaziano dalle paure ancestrali, ai dolori inconsolabili, alle gioie esplosive fino a comporre una variegata tavolozza di tonalità emotive – ancora una volta si tratta delle moltitudini, ma questa volta sono emotive e non più cerebrali. La sensualità rappresenta un sentire profondo di Wilma Minotti Cerini, che non è affatto una sensitiva con poteri paranormali, ma che è una scrittrice capace di vibrare come un diapason nel radarizzare le emozioni elaborate dal cervello e dall’anima, sul binario dicotomico dei due orientamenti principali, il dolore e la gioia, che conducono fondamentalmente al pianto e al riso.

Il viaggio intorno a me stessa è un libro che possiede la semplicità come formula della conoscenza a doppia valenza, cioè sia come invito a mantenersi puri e integri nel corso della vita sia anche come informazione dell’avidità e dei vizi che ci mettono in continua tentazione. Viene in mente il capolavoro Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry come riferimento orientativo delle intenzioni narrative di Wilma Minotti Cerini.

Sandro Gros-Pietro

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