Prefazione

Dall’esordio, avvenuto nel 2018 con È luminoso l’Universo, ad oggi la produzione poetica di Giorgio Colombo, intensa e laboriosa, si sta manifestando, lineare e compatta, pur nella sua articolata e variegata evoluzione tematica e stilistica. Infatti, pur rimanendo fedele a sé stesso nel tempo, Colombo è riuscito a costruire un ragionevole e delicato intreccio dei diversi registri linguistici da lui adottati nel corso degli anni.
Con questa sua nuova silloge, Vogliamo un tempo nuovo, con il sottotitolo Ai giovani del mondo, come avevo scritto nella prefazione a Pianeta grigio (Genesi Editore, Torino 2022), si conferma, poeta lirico e civile umanista.
Le poesie della nuova silloge sono state scritte dal gennaio del 2021, Alba feroce, al 31dicembre 2022, Fuochi d’artificio, dedicata agli adulti del mondo.
Vogliamo un tempo nuovo è una silloge particolarmente intensa, per alcuni aspetti stilistici e tematici, frastagliata, elaborata con versi inconsueti e felici, in alcuni testi persino rarefatti, tendenti all’estrema sintesi di uno stato d’animo (mai assente dalla sua poesia) di un paesaggio, come quello nuscano e non solo, di un ricordo, di un rapporto, di un incontro, di una situazione esistenziale, di un fatto, di un avvenimento.
Come Giorgio Caproni, poeta raffinatissimo, che è riuscito a resistere alle arbitrarie costruzioni dei canoni del Novecento, Colombo ritiene che le poesie non devono essere musicali: “devono essere musica”, come ha scritto nel suo saggio Sulla poesia.
Probabilmente, è questa convinzione, condivisa in anni più recenti da Nicola Gardini e da Donatella Bisutti, che Vogliamo un tempo nuovo è un libro palpitante e nello stesso tempo profetico così come sta dimostrando di essere il suo autore. Infatti, solo quando le parole della poesia diventano musica e non musicali i testi poetici possono conseguire i risultati di cui innanzi (palpitare ed essere profetici insieme).
Ci sono versi e testi in cui davvero Colombo raggiunge una sana felicità immaginativa e riflessiva, per essere poeta lirico e civile umanista insieme. Risultato, questo, raggiunto grazie alla sedimentazione interiore che lo porta a registrare con grazia e profondità gli avvenimenti e quant’altro incontra nel suo cammino e, infine, a porsi domande cruciali sul nostro tempo, sul nostro essere ed esserci, fino a culminare in una lunga meditazione sul destino dell’umanità e di ognuno di noi, soprattutto dei giovani, e implicitamente sulla vita e la morte.
Questo libro, mi pare cresciuto, e maturato nei diversi luoghi dove vive ed è un dono prezioso di Colombo alle due terre che ama, il milanese e l’Irpinia, e a noi lettori che lo frequentiamo sin dall’esordio. I testi contenuti nella silloge hanno come un crescendo emotivo e partecipativo insieme, meditato e interrogativo per i tanti “perché” senza risposta e per i tanti “dubbi” rimasti irrisolti e irrisolvibili, nell’inquieta ambiguità del tempo che passa spietata, che fagocita il mondo e lo confonde. Come nelle due precedenti raccolte, Covid 19 Ho il cuore gonfio (2021) e Pianeta grigio (2022), Colombo ha saputo sapientemente a straordinariamente far convivere spinte emozionali e riflessioni dialoganti.
Una silloge che molto probabilmente, e non vorrei sbagliarmi, segna, per l’autore, come un doveroso e necessario “bilancio” esistenziale e, forse, anche un catartico riscatto interiore, quasi una sorta di debito, di natura etica, morale, sociale, religiosa e sentimentale, saldato con sé stesso e con gli altri.
Vogliamo un tempo nuovo è un libro palpitante, composto prevalentemente da parole estranee alla tradizione poetica italiana del Novecento e anche quando, qualche volta, lo sono, sono esatte, misurate, che sanno cogliere, fatte salve alcune rare eccezioni, rapidamente e significativamente tratti e istanti della sua e della nostra esistenza. Il tutto sapientemente e rigorosamente impostato dentro una chiara classicità di pronuncia, che fa di questo poeta milanese, innamorato dell’Irpinia e del Mezzogiorno, uno dei più disincantati e al contempo attenti osservatori della sua e della nostra realtà, anche con risvolti e precise problematiche sociali che assillano il nostro Paese e il mondo, del tutto assenti dalle sillogi d’esordio.
Questo libro è il suo frutto migliore che insieme a Pianeta grigio lo segnala ormai come uno dei poeti più originali e significativi di questi ultimi anni.
Vogliamo un tempo nuovo è un prezioso dono di Colombo a sua moglie, ai suoi figli, ai suoi nipoti, ai suoi amici, ai giovani e agli adulti di oggi e di domani. I versi in esso contenuti, oltre al crescendo emotivo e stilistico di cui ho parlato precedentemente, rappresentano il chiaro ed evidente risultato di una delle fasi più alte della carriera poetica ed intellettuale di Giorgio Colombo.

Alessandro Di Napoli