Roxi Scursatone è nata a Gassino Torinese, si è diplomata al Primo Liceo Artistico Torinese e successivamente all’Accademia Albertina di Torino. Ha frequentato la Facoltà di Lettere e Filosofia laureandosi con una tesi in Storia dell’Arte Contemporanea.
Ha esposto a Torino alla Galleria “La Conchiglia” nel 1975; a Venezia alla Galleria “il Riccio” nel 1976; a S. Angelo Lodigiano al Castello Visconteo, mostra collettiva nel 1976; a Milano al Salone Internazionale d’Arte e di Cultura dell’A.F.A., mostra collettiva nel 1977 e nel 1978; a Torino a Palazzo Lascaris, mostra collettiva dal 18 dicembre 1976 al 10 gennaio 1977; a Grugliasco alla Biblioteca Comunale nel 1977; alla 143ª esposizione collettiva alla Promotrice delle Belle Arti, Parco del Valentino, Torino, ottobre-novembre 1985; alla 144ª esposizione sempre alla Promotrice Torinese, settembre-ottobre 1986; ad Albenga alla Galleria Civica, mostra personale nel luglio 1988.
Allieva di Tino Richelmy, inizia a scrivere saggi e racconti dedicati al difficile rapporto Città e campagna negli anni Settanta, radunati poi in una raccolta intitolata Notti sull’aia. Dal 1989 scrive saggi di letteratura artistica, fra cui si ricorda Il ritorno di Carlo Levi ad Aliano e altri saggi monografici su Albino Galvano e Carol Rama. Collabora a riviste d’arte specializzate.
Ha ricevuto nel 1987 il Premio Città di Carmagnola per la raccolta intitolata Trasvaso visivo. Nel 1988 ha ottenuto il Premio Streghetta della Città di Noli per il gruppo di poesie dal titolo Sipario magico e smagato ed è presente nell’antologia presentata nello stesso anno a Noli.
Nel 1993 ha pubblicato con la Genesi Editrice il volume di critica letteraria Breviario estetico di Gaia e nel 2000 Jole con l’arte nei sandali.
Una particolare attenzione Roxi Scursatone dedica allo stile di scrittura, che sovente sconfina dalla prosa nella poesia; si impreziosisce di una melodia di echi e di risuoni, di risonanze e di rime, di anagrammi e di altri giuochi lessicali fra significanti e significati, con uso di neologismi, di barbarismi o, al contrario, con il richiamo di voci morte al corrente uso ma resuscitate e recuperate come reperti enigmatici; con uso di intersezioni ed intarsi ad opera di altre lingue.
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