Aldo Sisto è nato a Palagianello, in provincia di Taranto, il 9 ottobre 1934, vive a Torino.
Laureato in Giurisprudenza, dirigente pubblico in pensione, ha affiancato alla normale attività lavorativa l’approfondimento della filosofia e della filosofia del diritto in particolare, pubblicando nel 1967 un saggio dal titolo L’origine storica del diritto (Editore Riguzzi, Torino). Lo stesso lavoro fu presentato ad un concorso indetto dalla Rivista internazionale di filosofia del diritto, ottenendo il secondo posto.
Partecipa ad attività ricreative di volontariato recitando in scenette e brevi commedie, delle quali egli stesso talvolta scrive i testi.
Nel 2010 ha pubblicato il libro di poesie Cinquanta emozioni, Genesi Editrice, seguito nel 2011 dal romanzo Quanti Gesù?, e nel 2013 dal libro di poesie Viaggiando con l’ippogrifo, sempre in edizioni Genesi.
Ha vinto alcuni premi tra cui si ricordano il Premio nazionale “Carlo Levi”, 2011 e 2013; il Premio internazionale Concorso poetico-musicale di Munchenstein (Basilea) 2012; due premi per poesia singola e per opera edita (Quanti Gesù?) al Concorso internazionale “Poeti nella Società”, Lecce 2013; il Premio nazionale “Nero su Bianco” 2013, San Marco dei Cavoti, per l’opera edita Quanti Gesù?; il Premio internazionale “Ulivo d’oro” della Ligue Interregionale des Droits de l’Homme 2013 – Delegazione di Torino; pubblicazione gratuita di poesie singole in Antologia al Concorso nazionale “I Murazzi” 2013 di Torino.
Alcune sue poesie sono state tradotte in tedesco, portoghese e arabo (si vedano alcuni numeri della rivista letteraria “Le Muse”).
Aldo Sisto figura, con una propria pagina, nell’Antologia Internazionale “Personaggi per la Storia”, vol. IV alla voce “Poeti Italiani”, edita da A.G.A.R.
da Cinquanta emozioni
L’ultima età
Se penso agli anni miei
mi vien da dir: “son tanti!”
Eppur giammai il peso lor sentii
e riguardai pur sempre avanti.
L’ultima età non mi spaventa
e non m’induce a rinunce d’imprese.
Penso alle tante cose non fatte
ed ancor nel mio volere intatte.
Talvolta mi par che della vita
non scorgesi la fine
e tal sentir ad operar m’invita.
Avanti, sempre avanti!
E quando ai passi incerti e stanchi
seguirà l’immobil postura
la mente e il cor
continueranno a dar
pensiero e amore
ed in essi ogni esistenza dura.
I suoni dell’amore
Se guardo gli occhi tuoi
sento lontano uno stormir di fronde,
se guardo il viso tuo
sento lontano il cavalcar dell’onde,
se guardo le mani tue
sento lontano armoniosi garrir di usignuoli,
se guardo il corpo tuo
sento lontano un’eco traversar valli e suoli,
se ti stringi a me in un dolcissimo amplesso
sento vicino la voce della natura
annunciare un’equazione:
“UNIVERSO uguale AMORE”
Gli anni del tempo
Come s’ammanta il monte di candida neve,
come lungo il greto l’acqua rincorre l’acqua,
come l’onda furente s’infrange sulla rocciosa riva,
così sulla nostra vita s’affastella l’incalzar degli anni.
E poi la neve passa,
l’acqua scorre e va,
l’onda muore nell’acquetato mare.
E pure gli anni passano
e gli anni restano,
raccontano la nostra storia,
danno l’età alla nostra vita
indi si spengono con essa
ché dopo la morte non c’è più età;
dopo la morte il nostro tempo è l’eternità.
da Viaggiando con l’ippogrifo
La mia donna al mare
Capelli raccolti che aspettano il vento
labbra ridenti che aspettano baci
occhi leggiadri che aspettano il sole
mani sinuose pronte a carezza
corpo che stampa orme di sabbia.
Questa sei tu
quando ti contemplo al mare
libera nella natura
stupenda tra le sue bellezze
circondata di conchiglie
e di sguardi in desìo.
Ma mi fa felice
che fra i tanti
a dare un fremito al tuo corpo
sia solo il mio sguardo.
Come meteora
Passasti come meteora
lasciasti tristezze e rimpianti
brillasti di luce cadùca
gioisti di breve durata.
Traccia di te non rimase
nessuno più ti rimembra
geme solo la piccola casa
al rintocco dei passi perduti.
Il sole ignaro illumina ancora
le pareti delle tue stanze
ove muti gli inutili mobili
attendono invano d’esser vissuti.
A volte torno in quel passato
piango al pensiero di ore felici
ma tu non meriti tanto ricordo
tu che donasti sol tristezze e rimpianti.
Foto sì bella
Foto sì bella
che gioventù riporti
agli occhi miei,
non ingiallir
che già son gialli
gli anni
e mirano stanchi
l’ultimo sole.
Vesti le ossute membra
di coltre leggera
che l’inoltrata età
sopportar possa
e rendi morbidi i coturni
per i residui passi.
La tua cornice
non chiuda mai il sipario
ed immortali
la splendente scena.
Altrove ahimè
si chiuderà il sipario
che neppure l’ultimo applauso
riuscirà ad aprire.
La commozione di Dio
Un angelo racconta:
“Il viso sotto un’ala,
non visto scorsi
sul volto del Signore
una goccia scendere
dal suo ciglio eterno.
Mi parve cosa strana
quel suo pianto
e poi perché?
Il pianto non s’addice
alla sua gloria
e certo quella lagrima
uscita dalla sua possanza
farà tremare il mondo.
Non osai chiedere
motivo di tanto pianto
ma capii non trattarsi
di angoscia o di dolore
ché il viso suo
pur dalla goccia inciso
serbava il suo radioso aspetto.
Unito al lagrimare
quell’occhio lucido
fisso mirava il mondo
e su d’esso gli sguardi lassi
dei sofferenti rivolti al cielo
e i labbri di speranza colmi
lodare e pregare il Padre.
A tal soffrire lieto
fino il Creator non resse
e la sua lagrima,
trapassato di luce il cosmo,
dal regno eterno scese
a consolar le lagrime
dell’uomo che soffriva”.
L’aurora boreale
Le lingue di luce
dei cieli del Nord
annuncian l’aurora
che aurora non è.
Il sole non sorge
eppur si fa giorno
che strano mistero
si stampa nel cielo!
Quante volte ci sembra
di scorger l’aurora
ed invece perdura
il buio notturno.
Fallace è talvolta
il nostro sentire
e non basta il pensiero
a capire il reale.
O ragione, che pretendi
il tutto spiegare,
eppur non distingui
la cosa che è
da quella che appare.
inedite
La morte della terra
Si son spente le luci
s’è spento anche il sole
è buio totale!
La Terra trema di freddo
le acque son rapprese nel ghiaccio.
Tutto l’universo
piange sul tuo capo,
la Terra muore,
la gloriosa Terra.
Da quel suolo
non si levano più canti
tace per sempre la poesia.
È perduto tra le galassie
chi visse a Sua immagine e somiglianza.
Alieni, in lacrime giunti
da tutti i mondi,
portano ghirlande
quale ultimo saluto.
Inghiottita
nel buio della sua stella
la Terra ormai è solo un punto nero.
Arrivasti anche tu, Signore,
tu che su d’essa collocasti un Paradiso,
tu che su d’essa mandasti il Figlio tu.
Ora non puoi più darle che una lacrima.
Anche la tua lacrima
è ormai un punto nero.
Presunzione
Mi fosti maestra
mi fosti compagna
stendesti la mano
ma non la raccolsi.
Dimentico ormai
del ben che mi desti
credetti bastante
il mio solo volere.
Non serve l’aiuto
a chi è forte e possente
null’altro m’occorre
rivolgi su d’altri
i premurosi tuoi gesti.
Affrato da un buio domani
invano cercai quella mano
passata in un giorno lontano
smarrita nel giorno che incombe.
Nel mare… lei!
Vedrò sul mare
quel luccichio
che striglia l’onda
e nella sua luce
il lume azzurro
dei tuoi occhi.
Sentirò il mormorio
dell’acqua alla risacca
imitare i tuoi gemiti
caldi di recente amplesso.
Per questo
fisso il mare
e non mi stanca
il suo montono ondeggiare.
E quando a sera,
scomparsa la luna,
s’inbuia la distesa
e s’ammuta la marea
mi viene incontro la paura
e ho voglia di correre lontano.
Ma è come correre lontano
dall’azzurro di quegli occhi
dai gemiti di quegli amplessi.
Alba, non tardare,
ridonami quel mare
e con la carezza
dell’onda alla risacca
sentirò posarsi
una mano sul mio corpo.
La chimera
Si frnatuma la realtà
e con le sue schegge impazzite
si ricompone a caso
nuova immagine del mondo.
Irreale, talvolta assurda,
cattura i sentimenti
dà l’ebbrezza d’una dolce utopia
colora i nostri sogni.
È la chimera!
Vola in volteggi e picchiate
attorno alla lampada dell’irreale
falena inebriata
che vive il tempo di una notte.
Nata da un frantumo
si frantuma essa pure
e resta la realtà
brutta ma vera.
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